Matera 2019, la grande sagra della gentrificazione

Nella trasformazione sociale in atto in Basilicata, Matera Capitale 2019 presenta solo il punto più alto di un piano di “rivalorizzazione” (termine dietro il quale si cela un’opera di gentrificazione) del territorio lucano. Infatti mentre dall’alto si tracciano le linee geografiche con le quali suddividere le zone che saranno dedicate alla produzione e stoccaggio del petrolio, altre diventano posti per il consumo e il turismo, sponsorizzati attraverso grandi eventi come quelli della Rai. Riguardo quest’ultimi la stessa Regione ha stretto un patto nel luglio del 2016 a Maratea con la rete televisiva nazionale per gli anni 2015-2019. Se la prima città ad essere interessata fu Potenza, quest’anno la farsa prenderà piede a Venosa. Ciò che comportano tali eventi sono solo una massiccia militarizzazione del territorio (surreale per piccoli luoghi dove si svolgono), applicazione di norme anti-degrado e pacificazione sociale. Tra i conduttori di questo triste spettacolo, troviamo anche Papaleo, saltimbanco del potere e testimonial dell’Eni, ciò a testimonianza della convergenza di interessi tra le multinazionali del petrolio e la Rai. Parlare di quale funzione svolga il macchinario dello Spettacolo in Basilicata, è necessario per fare un’analisi più approfondita delle diverse istituzioni a cui fa gola il territorio che attraversiamo e viviamo. Questi eventi diventano occasioni per la sperimentazione di misure repressive che saranno applicate durante le giornate del 2019 nella città dei sassi. Tale evento sta già portando i propri frutti marci. Mentre le testate giornalistiche locali sono occupate a fare il conto dei turisti che hanno attraversato la città, dall’altro lato questi portano miseria per chi quei posti li vive, infatti il centro storico sta subendo una forte variazione nella sua componente umana. La gentrificazione avanza, cibandosi di vissuti, esperienze ecc. lasciando dietro di sé soltanto quartieri fatti su misura per i turisti con il portafogli gonfi, masse pronte a consumare il territorio per poi lasciarlo a festa finita, nella propria aridità di sempre. La grande beffa s’impreziosirà di un lessico rivoluzionario riadattato ad hoc e svuotato del proprio significato. D’altronde come si è già visto durante altri grandi eventi, il Capitale parte con la propria ristrutturazione attraverso un processo di appropriazione e mutazione di linguaggi, svuotandoli dei propri significati. Durante la presentazione dell’evento avvenuta agli inizi di quest’anno, con l’evento “Meno Uno” con il quale si dà il via al conto alla rovescia, si è sottolineato come questo non sia altro che “una grande operazione dal basso” (riprendendo le parole degli organizzatori). Infatti nonostante essa rappresenti un evento fatto di spoliazione e depauperizzazione del territorio, la pacificazione sociale la si crea attraverso processi collettivi di partecipazione, dove a prendervi parte saranno le stesse persone che subiscono le trasformazioni sociali in atto. Il programma poi, è un vero pugno nell’occhio e una presa per il culo per chi da anni convive con la devastazione ambientale, povertà, miseria, difficoltà nel sopravvivere e una cultura identitaria e filo-fascista utilizzata come richiamo all’unità e al riscatto territoriale. Per essere più chiari, citiamo alcuni degli eventi che “arricchiranno” questa stronzata:

“Teatro eco-logico e sostenibile”, perfomance sull’ambiente e i miti.

“Architetture della Vergogna”, dove il binomio architettura e vergogna saranno i protagonisti centrali di un dibattito sull’edificazione.

“Storylines – The Lucanian Ways” , serie di documentari permanenti sul tema dell’emigrazione

“Mamma mia!”, il quale sottolineerà il ruolo centrale delle donne attraverso … la cucina

ecc.

Insomma greenwashing, pinkwashing e una banale filantropia saranno i fili conduttori dell’attesissima “sagra paesana “ internazionale. Il Capitale crea i propri immaginari, ora sta a noi crearne di nostri e riuscire a sovvertire il loro macchinario iniziando a guardarci attorno, e creare situazioni e spazi conflittuali, risposte concrete alle dinamiche che subiamo quotidianamente riappropriandoci delle nostre vite.

 

PZHC 2 – TAZ edition

 

Anche quest’anno abbiamo deciso di riprenderci i nostri spazi e le nostre esistenze, provando a sperimentare insieme nuovi modi di viverle, mossi dall’esigenza di condividere gioia ed estasi comune rivoltandoci alla merda di cui è fatta la nostra quotidianità. L’hardcore per noi è una continua tensione conflittuale verso la desertificazione sociale , un mezzo per incontrarsi, tracciare legami sovversivi, cospirare e attaccare insieme il sistema dominante. Animati da tali istanze, nelle sperdute lande lucane si terrà la seconda edizione del PZHC, per rompere con la desertificazione sociale che ci circonda e per creare nuovi immaginari e forme di vita che vadano ad annichilire ogni forma di dominio e i suoi apologeti.

Per il rumore, per la sovversione, per l’Anarchia!

Venerdì 3 agosto:

h 17: presentazione fanzine della “The Dark Skies Above Us” (http://thedarkskiesaboveus.blogspot.com/) e della zine “U’ scettabagn: aggiornamento lucani”

a seguire cena vegan e concerti con:

– ATEOFANIA; doom metal da Taranto

– MASHED POTATO; Taranto hc:
https://www.youtube.com/watch?v=qc4hFsrU22s

– WRIT IN WATER; progressive metal da Potenza
https://writinwater.bandcamp.com/…/unspoken-moments-of-abse…

– GLI AMICI DELLA NOIA; punk hc tra Modena e Faenza

– PARZIALMENTE SKREMATI; punk’n frutta fresca da Matera
https://parzialmenteskremati1.bandcamp.com/

prima durante e dopo MAD MONKEY SELECTA

Sabato 4 agosto:

h 13: pranzo vegan

h 17: presentazione e discussione con gli autori de “L’aria brucia . Rivolte solidarietà e repressione nelle carceri italiane (1968-1977)”

a seguire cena vegan

h 21 concerti con:

– CRISIS BENOIT; hardcore wrestling e grindcore/powerviolence da Bologna
https://www.youtube.com/watch?v=Xq4U11chlTU

– ANTIDIGOS; anarcopunx nel genere da Bari
https://www.youtube.com/watch?v=npRbc5NvoAw

– GMC; trashcore/crust da Andria
https://gmc-lagrandemietitricedicervelli.bandcamp.com/relea…

– SCHIFONOIA, anarcopunk da nessun posto
https://www.youtube.com/watch?v=j4g7QBmyUSI

– OUTBRAIN, metal hardcore da Bari
https://www.youtube.com/watch?v=aZ1choKW_30

– STERPAGLIE, post-hc da Perugia
https://sterpaglie.bandcamp.com/releases

– URAH DLIZNA, rap hc da Andria

a seguire DJ set trash all’ultimo sangue.

NO SBIRRI, NO AMICI DI SBIRRI, NO FASCI, NO MACHO, NO STRONZI

per info sul luogo e varie: potenzahardcore@tracciabi.li (o in alternativa link all’evento Facebook)

A BREVE FLYER AGGIORNATO!

Niente di nuovo sotto il sole

dai media di regime:

 

“Agenti del carcere di Matera agevolazioni a detenuti in cambio di denaro”

“Carcere Melfi: tenta suicidio, salvato”

“Risse, suicidi, autolesionismo: drammatica la situazione nel carcere di Potenza”

“Carcere di Matera: situazione grave per sovraffolamento”

“Potenza, muffa e docce fredde in carcere”

“Basilicata è emergenza carceri”

 

Duole sottolineare che l’anno in cui queste notizie sono state rese note è quello corrente. Si aggiungono al quadro già noto, di assurdo e tetro. Le maglie e gli intrecci dell’autorità quaggiù si fanno sempre più fitti, come una matassa che stringe al collo di chi prova a venirne a capo. Tali aspetti fanno tutti parte di un grande calderone che è l’ambiente di annichilimento e noia che si respira da queste parti. Partire dal rompere l’ammorbimento che tiene la mente dormiente e incapace di reagire è un grande passo. Distruggere la gabbia, il successivo.

Con i e le detenute del carcere di Potenza, Melfi e Matera. Noi come voi amiamo la libertà e sappiamo bene che il rumore che fa è quel sussurro all’orecchio che parla di evasione.

Fino a che di una sola prigione rimarrà una sola pietra.

Hurrya.

14 febbraio 1910

riceviamo e diffondiamo:

 

Montelupo Fiorentino. Manicomio criminale. Giovanni Passannante, Salvia 1849, esala l’ultimo respiro. “La maggioranza che si rassegna è colpevole, la minoranza ha il diritto di richiamarla”; affermò durante il suo processo. Ma quel “fine pena mai” lo seguì persino dopo la morte. Fu solo infatti dopo novantasette anni che il nostro eroe, divenuto a seguito Savoia Di Lucania, potè ricevere una sepoltura. Prima del 2007 il suo cranio fu tenuto trofeo dall’Istituto di Medicina Legale alla Sapienza di Roma. Oggi noi compagne e compagni lucane ritroviamo la stessa rabbia dentro di noi che arde come allora. Rifiutando ogni autorità imposta, mandiamo un saluto al compagno Passannante dal cimitero di Salvia.

 

Passannante è vivo e cospira insieme a noi.

14/02/18

 

Aperto d’urgenza il CPR di Palazzo San Gervasio in Basilicata, per deportare i tunisini

Pubblichiamo di seguito il comunicato apparso in questi giorni su Hurriya. Presto info e sviluppi.

“Lo scorso 12 gennaio è stato aperto il CPR di Palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza, in Basilicata. La struttura, che fu confiscata alla criminalità organizzata, era stata dal 1999 utilizzata prima come campo a porte aperte per i lavoratori immigrati stagionali delle campagne circostanti, poi come centro accoglienza per richiedenti asilo ed infine, nell’aprile 2011, trasformato in pochissimi giorni in un CIE, attivo per alcuni mesi prima della chiusura. Questa struttura dunque rappresenta un chiaro esempio di come i vari tipi di centri per migranti si integrino l’un l’altro, e possono cambiare utilizzo con un tratto di penna, trasformando un campo di lavoro in un centro di reclusione e deportazione. Come nel caso di Bari, anche questa riapertura è stata poco pubblicizzata da autorità e media. Dopo la chiusura del lager di Pian del Lago a Caltanissetta, in seguito alla rivolta dello scorso dicembre che aveva pesantemente danneggiato la struttura, all’inizio dell’anno risultavano solo 4 CPR aperti: Bari, Brindisi, Roma e Torino, con soli 390 posti effettivamente disponibili rispetto ai 604 teorici, viste le aree distrutte da precedenti rivolte nei centri di detenzione di Roma e Torino. Il governo ha accelerato dunque l’apertura del CPR a Palazzo San Gervasio, la cui capienza prevista è di 150 posti, attraverso una “procedura negoziata per l’affidamento urgente del servizio della gestione straordinaria”, in attesa della conclusione del bando europeo della durata di 3 anni, che prevede un appalto di 6.200.000 euro.

Nella procedura per l’affidamento della gestione straordinaria, dell’importo di 750.000 euro, si specifica infatti che l’urgenza di aprire il CPR è dovuta “al fine di rispondere all’esigenza rappresentata dal Ministero dell’Interno con nota prot. n. 17516 del 10 novembre 2017, di attivare, entro la fine del mese di dicembre 2017, il Centro di Permanenza per i Rimpatri di Palazzo San Gervasio (PZ) in considerazione del rilevante numero di cittadini stranieri provenienti dalla Tunisia che in questi giorni stanno raggiungendo le nostre coste e nei confronti dei quali occorre assicurare l’esecuzione del rimpatrio”. Fino a dicembre questo compito di recludere i tunisini fino alla deportazione, attraverso i voli organizzati due volte a settimana, era stato svolto dal CPR di Caltanissetta (da qui nel 2017 erano state deportate verso la Tunisia 1.565 persone), ora chiuso, oltre che dall’hotspot di Lampedusa.”

Fonte: https://hurriya.noblogs.org/post/2018/01/15/aperto-durgenza-cpr-palazzo-san-gervasio-basilicata-deportare-tunisini/

Basilicata Punk Hardcore – Hardcore come veicolo di rivolta individuale e collettiva

L’intervista che segue è apparsa sul numero 0 di “Rivolu-zine” ,  fanzine che nasce con l’intento di combattere il fascismo all’interno della scena hardcore e metal. Ringraziamo i/le compagn* per averci dato spazio sulla loro zine; supporta l’autoproduzione, supporta la tua scena locale!

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L’INTERVISTA – DALLA BASILICATA UNA NUOVA STAGIONE DI MUSICA DIY E LOTTA POLITICA CONTRO IL SISTEMA DI POTERE LOCALE

Siamo lieti di ospitare su queste pagine un gruppo di ragazz* che ha deciso di rompere l’apatìa di una intera Regione con una proposta musicale e politica assolutamente interessante anche per il resto d’Italia. Dal 2015 con Basilicata Punk Hardcore e Basilicata Antifascista, nelle province di Potenza e Matera si è levato il grido di chi dice “no” al sistema politico ed economico, apparentemente inscalfibile, che ha portato solo a emigrazione, inquinamento e distruzione del territorio. Senza naturalmente dimenticare il potente strumento di aggregazione musicale.

Ciao per cominciare presentate Basilicata Punk Hardcore ai nostri lettori: quali sono le tappe principali della vostra storia e piani per il futuro?

La nostra storia collettiva inizia nel 2015 con l’organizzazione di concerti, assemblee, dibattiti e iniziative di vario genere. La prima tappa del nostro travagliato percorso ebbe inizio proprio quell’anno, quando con il collettivo autorganizzato del Vulture “Rise Up” riuscimmo a tirar su una serata con i Cospirazione e i lucani U e G.U.O.R. (questi ultimi parte attiva e fondamentale di quello che poi sarebbe diventato Basilicata Punk Hardcore). Un’altra tappa importantissima per la nostra crescita politica e musicale fu la ricerca di precedenti musicali e politici lucani che hanno cercato di sovvertire e rivoltarsi allo schifo che ci attornia e attanaglia quotidianamente, tentativo poi confluito nella registrazione e diffusione di una compilation. A questo sono seguite altre date all’interno di fest o spazi animati da collettivi del territorio, fino ad arrivare a dar vita al “Potenza Hardcore” un fest animato dall’esigenza di condividere spazi, momenti di gioia ed estasi comune, rivoltandoci al grigiore asfissiante di questa Regione. Per il futuro c’è l’intenzione di rendere il fest una data fissa nel quale far incontrare diverse esperienze e lotte anche a livello nazionale. Inoltre stiamo tentando di andare al di là della scena hardcore, cercando di ibridare le diverse scene lucane sotto lo stesso messaggio ed etica rivoluzionaria.

A livello di spazi e possibilità di iniziativa, quanto vi ha limitato operare in una Regione dove alle difficoltà di collegamenti si aggiunge la repressione di autorità che intendono mantenere basso lo spirito critico e di iniziativa del popolo lucano?

In una regione come la Basilicata, l’atomizzazione sociale è cosa che tocchi con mano per diverse cause, in primis per una sorta di ghettizzazione forzata portata dalla distanza non tanto di natura territoriale quanto di percezione del territorio. Ma ciò ha portato anche alla creazione di una differenziazione di modi di operare nei propri luoghi secondo il contesto. Però essendo uniti da un’etica più o meno affine siamo riusciti a rompere con queste “barriere” creando legami con singoli e gruppi. Perciò in un modo o nell’altro siamo riusciti quasi sempre a trovare chi ci offrisse uno spazio nel quale agire o ci desse una mano per le iniziative, anche se quella degli spazi rimane un problema continuo al quale bisogna dare una risposta più forte e ampia.

Musicalmente parlando siete naturalmente incentrati sull’hardcore con qualche sortita in ambito metal. Spendi qualche parola per la vostra proposta prettamente musicale.

In quanto punx partiamo ovviamente dall’hardcore, ma alla fine ognuno di noi segue gruppi e scene diverse, spaziando da un linguaggio musicale all’altro. Siamo molto influenzati anche dal metal ma la nostra proposta spazia anche a generi come l’hip hop, il reggae e la tekno. Ciò perché come dicevamo prima, vorremmo creare canali di comunicazione tra le differenti controculture lucane. Magari a chi è estraneo al contesto lucano e alla sua situazione politica e controculturale, può apparire come una scelta criticabile, ma per noi tale scelta è dettata dal voler opporci all’atomizzazione forzata che viviamo nei nostri territori e opporci ai carrozzoni mediatici delle major. Inoltre ciò è divenuto necessario anche per dare continuità ai legami creati durante le diverse lotte che abbiamo animato al fianco di singoli o gruppi che sono legati a scene diverse. Insomma, con la nostra cultura costruita dal basso vorremmo decostruire la narrazione impostaci dal Potere e dal Capitale e ciò passa e parte soprattutto dalla musica.

A livello politico stiamo assistendo a una pericolosa vivacità e visibilità dei fasci. Secondo te tra le tante frecce all’arco dell’antifascismo, qual è il ruolo giocato dalla musica?

La fascistizzazione di massa non è nient’altro che il frutto dell’abbruttimento e del processo di deumanizzazione portato avanti dal Capitale. La musica crediamo che svolga un grosso ruolo nella distruzione di questo processo in quanto può essere veicolo di messaggi basati su di un sentire comune e/o sulla rivolta all’esistente, oltre che creatore di immaginari di nuove prospettive di vita. Essendo un linguaggio anch’essa, un suo uso in senso rivoluzionario può rendere più facilmente accessibile all’individuo un certo pensiero e vissuto, sempre se la musica viene slegata dall’apparato spettacolar-divertentistico, ovvio. Inoltre attorno ad essa si crea sempre un “giro”, quindi iniziare a lottare nel tuo ambiente musicale (quello che supporti e arricchisci con la tua presenza) cacciando fuori da esso a calci in culo i fascisti e qualsiasi altra persona che ha comportamenti autoritari, può essere un buon inizio per rendere l’antifascismo (e l’antiautoritarismo, cosa che per noi non si può slegare dal primo) qualcosa insito nel quotidiano. Anche e soprattutto per questi motivi diffidiamo da coloro che ci dicono che si tratta di sola “musica” aprendo le porte a persone ed atteggiamenti ambigui, facendo sì che spazi e scene musicali vengano sabotati nei propri contenuti. Ed è per ciò che non separiamo mai la musica e la politica in cosa facciamo.

L’esperienza di Basilicata Antifascista deve ceramente migliorare sotto molti aspetti ma allo stesso tempo realtà simili mancano in molte altre Regioni. Cosa ci puoi dire a riguardo?
Basilicata Antifascista nasce dall’esigenza di portare nella nostra terra un punto di vista nuovo e radicale sull’antifascismo. La Lucania è una regione dove è profondamente radicata una mentalità democristiana ( sempre in bilico fra centro destra e centro sinistra e immutata dagli anni ’50) e come sempre si verificain questesituazioni è ampiamente presente anche la stampella fascista, e tollerata, che serve il potere alternativamente facendo il “lavoro sporco” ( la parte della violenza verbale-politica-fisica razzista, omofoba e più in generale il non “politically correct” che le formazioni politiche classiche non possono permettersi) e il ruolo di spauracchio da agitare per permettere ai partiti di presentarsi come il “meno peggio” e la “politica moderata”. Il problema che abbiamo individuato ormai diversi anni fa è stato principalmente nella mancanza di alternativa credibile: in Basilicata non è mai esistita una formazione e una cultura di antifascismo militante, ma anzi l’ “antifascismo” ( puramente simbolico e di facciata) è sempre stato delegato ad ANPI, partitini della sinistra e altri beceri soggetti che sguazzano nel trogolo del potere. Per questo la nostra prima azione è stata fondamentalmente culturale con la diffusione di un punto di vista militante sull’antifascismo, attaccando frontalmente la propaganda fascita per evitare un estendersi della “peste nera” e non lasciando all’antifascismo di sola facciata ( stanco e inutile, giustizionalista e codardo ) l’importante ruolo di alternativa. Noi come coloro dai quali partì l’idea di formare la rete Basilicata Antifascista abbiamo sempre pensato di unire la battaglia antifascista alle altre lotte: lasciare spazi vuoti dà possibilità di infiltrazione ai fasci (vedi il caso dei NoTriv, dove predominano ormai due parti del movimento: una cripto-fascista tra le quali spiccano fasci, M5S e feccia varia e un’altra, formata da sinistrorsi legalitari).

Concludi come ti pare, manda un messaggio ai nostri lettori.
Vorremmo approfittare di tale spazio per poter riaffermare la nostra complicità e solidarietà con qualunque lotta e/o singolo che si oppone all’esistente, sviluppando percorsi conflittuali che passino attraverso diversi mezzi: dall’azione diretta ai concerti. Il nostro pensiero va a chi anche in un piccolo contesto come nel nostro continua a lottare e ad osare senza mai piegarsi o mediare con il Potere per creare e affermare nuove forme di vita e nuovi modi di fare. La sperimentazione e l’immaginazione sono armi che possono renderci imprevedibili agli occhi dell’Autorità. Un abbraccio a tutti i fratelli e a tutte le sorelle rinchius* nelle diverse gabbie dello Stato!

Contro il Tap, contro-violenza!

Vogliamo esprimere la nostra complicità e la più profonda solidarietà a chi si sta opponendo con ogni mezzo ed  ogni forma al mostruoso esproprio delle terre salentine. Le manovre della macchina del dominio che si stanno attualizzando ora più che mai intorno alla faccenda Tap sono espressione pubblica della prepotenza con cui lo Stato si abbatte sui territori e sulle popolazioni.
Vicini a chi con coraggio e amore si ribella a tutto questo, auspichiamo una diffusione a macchia d’olio delle azioni resistenti e dei percorsi emancipatori. Alla violenza delle zone rosse, dei manganelli, delle intimidazioni cartacee e non, rispondere diffondendo la creatività del conflitto! Speriamo di apprendere ogni giorno e sempre più massicciamente che le azioni spontanee contro i complici del malaffare, continuino a destabilizzare i lavori di mantecatura sociale di Tap e dei suoi zerbini. Non siamo più disposti ad essere malamente calpestati e ridotti a spettatori inermi della miseria esistenziale a cui vogliono sottoporci. Abbracciamo forte le compagne e i compagni salentin* coscienti della loro determinazione e del loro ardore per la libertà!
No Tap ovunque, contro l’illogica neoliberista da tutte le parti!

Ode al Passannante

 

Non è così lontano per noi il 17 novembre 1878, giorno in cui la paura si fece strada sul volto regio di Umberto I, quando si fece scudo con il corpo dei suoi accompagnatori, regina moglie compresa; per non perire sotto i colpi inferti da Giovanni Passannante, lucano internazionalista, anarchico, compagno! La sua vicenda è così atroce da essere ben nascosta sotto le briciole del banchetto della storia ufficiale, quella mangiata e digerita dai grassi ignobili omuncoli di palazzo. Buttato nelle patrie galere per anni, studiato nella sua più privata conformazione biologica, definito pazzo in quanto anarchico ed anarchico perché pazzo … la sua famiglia spazzata via, la sua terra ancora stuprata, anche nel nome. Viene fissato così nella topografia locale il fango dei Savoia: Savoia di Lucania, quale più infame sfregio poteva essere arrecato alla memoria dell’insurrezionalista dimenticato. Noi vogliamo ricordare invece, perché i padroni di ieri erano i Savoia, oggi si chiamano Eni, Snam, Tecnoparco, Arpab e regione Basilicata; istituzioni diverse ma dagli esiti uguali: percorrere scorciatoie asfaltando popoli e territori. Ebbene in ogni strada saremo come briganti in agguato, su ogni pezzo di asfalto sputeremo il nostro amore per la libertà e fin quando si nasconderanno verso scuse strumentali (pazz*, terrorist*, fannullon*; marchi per definire l’alterità e quindi la marginalità di singoli inutili al macchinario del Capitale) sappiamo di aver già vinto! Ha vinto chi ha nel cuore l’odio per gli sfruttatori e l’amore per la dignità di ognuno! PAZZ* SIAMO, SE LA NORMALITÀ È IL VOSTRO SPORCO MONDO RIGURGITATO! MORTE AI RE, LUNGA VITA AI RIBELLI!

Carlo Prato, La necessità di sapere nelle lotte sociali

“Ciò che dirò nel seguito di questo scritto, è quello che avrei voluto dire a viva voce, ma non sempre il motto volere è potere si può tradurre in atto. Io, per voi, mi chiamo ignoto e sconosciuto resto, anche se scrivo per voi, anche se vi comu­nico il mio pensiero e il mio sentimento. Sono un modestissimo cultore d’un’idea, non ho la sapienza enciclopedica che è dei genii.
Io tento migliorarmi intellettualmente per es­sere agguerrito nella lotta contro ogni genere d’op­pressione, per la libertà! Senza la libertà di ogni singolo, la libertà collettiva diviene una farsa, come oggi giorno, in cui il mostruoso simbolo di essa è confinato a domicilio coatto, sopra uno scoglio nella rada di New York, proprio di faccia all’er­gastolo d’immigrazione, dove s’ammucchiano tutti i cenci, tutte le miserie, e dove il libero pensiero — manco a farlo apposta — viene inquisito, per smentire solennemente le affermazioni liberali del­l’ultima evoluzione governativa, che nasconde le zanne della tirannide dietro la maschera repub­blicana.

Non sono un artefice della penna, ma ciò che sto per dirvi, ripeto, è l’espressione semplice e genuina del mio sentimento, senza pretese e alla buona. Si sa. Le scuole sono chiuse per i bambini, che non hanno riarso, finanziarie, ed io perdono volentieri i maestri che dopo avermi insegnato il sillabario, mi hanno fatto apprendere, invece di nozioni utili, tante altre cose nocive, di cui mi è costato fatica liberarmi. Oh quella credenza in un dio fantastico, quello spirito patriottico e tanti altri pregiudizi, quale cappa di piombo erano per me! Ma se noi, vittime dell’irrazionalità degli istrut­tori, possiamo loro perdonare, non possiamo invece perdonare a quegli altri nemici più odiosi, il dominatore, il governante, il prete,il capitalista, che ai bimbi poveri sottraggano i libri, il pane, i ve­stiti, il tetto e l’amore della mamma per gettarli ignoranti e deboli, alla fatica bestiale, del cui frutto continuano a nutrirsi a guisa di sciacalli! Vittima di questa situazione è il proletario; situazione di coloro che nascono poveri, perché gli altri, i ricchi, i fratelli lupi si sono appropriati, hanno rubato tutta la ricchezza sociale a comin­ciare dalla terra, le case e gli oggetti utili e ne­cessari e il sottoterra e il sopraterra. Dato, dico, ch’è così il principio della nostra situazione, la salvezza non bisogna chiederla che a noi stessi. Sarebbe ingenuità bella e buona lo sperare che i ricchi, i governanti che sono i nemici, che direttamente o indirettamente hanno spogliato i lavo­ratori, pensassero al benessere di quest’ultimi. Bi­sogna diffidare di loro anche quando si presentano col sorriso della beneficenza sulle labbra. Osser­vateli un po’ come agiscono e vi persuaderete. Se vi fanno lavorare è per prendersi la parte del leone, senza fare gran cosa; se v’affittano le case che avete costruite e vi vendono il pane che avete coltivato, è per levarvi il resto che v’hanno prima lavorando: se vi passano le scuole — bontà loro — lo fanno per insegnarvi ad ubbidire e rassegnarvi: ubbidire a Dio in cui loro non credono, ubbidire ai signori, alle leggi che essi hanno manipolate ed alla coscrizione militare per andare a versare il sangue in prò della patria e di chi se la mangia: rassegnarsi a lavorare e soffrire d’inedia e d’insulti per poi andare a godere il paradiso degl’imbecilli che vi prestano fede. Infine se, vi si mostrano filantropi, caritatevoli, li fanno per deridere la vostra miseria, e per divertirsi con le dame incipriate nelle famose feste di beneficenza. I signori, i governanti, cedono qualcosa di buono a mala voglia, solo quando si vedono minacciati seriamente e cedono il poco solamente in tema di perdere il molto che hanno acquistato col su­dore.. degli altri. Quindi, ripeto, lungi dall’aspettarsi alcunché, dai nostri nemici, la salvezza, deve dipendere da noi stessi.”

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Biografia: ” [Rocco Montesano] Nasce a Tricarico (MT) il 17 settembre 1873 da Pancrazio e Maria Oliva Porcellini, pubblicista. Frequentate le scuole elementari, “dimostrando ingegno non comune”, viene avviato dal padre al lavoro di contadino. Nel 1890 emigra negli USA dove diventa anarchico. É tra i redattori de «La Pasqua dei lavoratori» di New York (1° maggio 1898) e de «La Questione Sociale» di Paterson, che abbandona nel settembre 1899 seguendo Ciancabilla nella fondazione de «L’Aurora», di cui è uno dei collaboratori più a1ssidui. Cessate le pubblicazioni di questo giornale nel dicembre 1901, M. lascia la colonia anarchica di Spring Valley, dove risiedeva, per stabilirsi a New York. Vi trasporta anche la tipografia, già di proprietà del giornale, e dal maggio 1902 fa uscire «La Libertà», organo del “Club Indipedente”, uno dei due circoli anarchici di New York, fondato nel 1901, e di una decina di altri gruppi di vari Stati americani, a indirizzo antiorganizzatore. Dopo appena tre numeri deve sospendere le pubblicazioni a causa dell’onda lunga della repressione poliziesca seguita all’attentato Czolgosz al presidente Mac Kinley. Nel gennaio 1905, la tipografia Galimberti di Milano, editrice del giornale anarchico «Il Grido della Folla», gli stampa l’opuscolo La necessità del sapere nelle lotte sociali, scritto sotto lo pseudonimo Carlo Prato, frutto di una conferenza “che varie circostanze gli impedirono di tenere” a New York. M. si reca quindi a Chicago, nell’Illinois, da dove collabora alla rivista anarchica newyorkese «Il Novatore», diretta da Alfredo Consalvi e Masimo Rocca. Milita nel movimento anarchico e antifascista americano, risiedendo a Chicago, almeno fino al settembre 1935, dopo di che se ne perdono le tracce.”

Fonte

 

 

 

Breccia

riceviamo e diffondiamo:
    
Breccia 
come una scorza di legno che s’infila sotto un’ unghia, così noi siam la breccia dei padroni.
Che essa sia in un piede o in una mano poco importa. Quanto più in profondità entra tanto è proporzionale il dolore che affligge.
Finché vivremo saremo nient’altro che questo e sempre pronte e pronti e in qualsiasi modo; al fianco delle compagne e dei compagni.
Conosciamo bene i meccanismi per incutere terrore e ammutolimento e continuiamo a rifiutare la logica colpevole-non-colpevole.
Solidarietà a Paska, Ghespe e a tutte le compagne e i compagni vittime delle maglie dello stato in ogni dove.