Comunicato di solidarietà a Basilicata Antifascista

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Ieri ci è giunta notizia di una denuncia partita dalla questura di Potenza, a carico di un nostro compagno circa la giornata del 25. Le accuse mosse nei suoi confronti, sono frutto di pura fantasia sbirresca, i quali pur di soffocare qualunque tentativo di riappropriazione di spazi e fermare la costruzione di un movimento che possa porre una critica radicale all’esistente e far vacillare gli interessi della classe borghese e dei suoi tirapiedi, attua la repressione sui soggetti in lotta intimidendo e minacciando pur di riportare la pacificazione sociale. A questo banale tentativo repressivo, rispondiamo con tutta la nostra determinazione.

Esprimiamo massima solidarietà e complicità al compagno accusato di resistenza a pubblico ufficiale, accusa che dà l’ennesima prova dell’arbitrarietà della legge che si fa protettrice solo degli interessi degli oppressori. Al fianco di chi lotta,non un passo indietro!

25 aprile: per l’Anarchia, per la liberazione totale di ogni essere. Ora e sempre Resistenza!

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Il 25 aprile è divenuto oggetto della retorica riformista, la quale attraverso una lettura distorta del fenomeno della resistenza al nazifascismo, propone una sua visione conciliarista e nazionalista, ove le diverse componenti politiche vengono amalgamate e sottoposte al “mito della liberazione”, decontestualizzando e spogliando il fenomeno del proprio significato rivoluzionario. Mutatosi in mera ricorrenza laica, ove ogni anno dobbiamo sorbirci esponenti istituzionali che parlano di libertà, se non proprio di una fantomatica purezza democratica perduta, il 25 è divenuto passerella dell’ipocrisia statale. Le stesse forze statali che una volta caduto il fascismo, non tardarono a prendere il potere per sostituire il proprio a quello passato, senza prendere in considerazione il movimento proletario che dava filo da torcere alle autorità appena costituitesi attraverso l’occupazione di terre e la guerriglia urbana dei partigiani che non caddero nell’inganno democratico, ma continuarono a combattere uno Stato che come quello precedente uccideva il proletariato rurale, liberava gerarchi fascisti con l’Amnistia Togliatti – i quali confluirono nelle loro istituzioni ricoprendo anche ruoli importanti – e rinchiudeva nelle patrie galere e negli asili mentali i/le divers* combattenti antifascist* con processi farsa e accuse deliranti. Oggi come ieri, il fascismo è strumento del Capitale e della borghesia, la quale se ne serve per soffocare qualsiasi tendenza rivoluzionaria e libertaria e per proteggere il proprio privilegio. Il fascismo, sviluppatosi come reazione al “biennio rosso”, finanziato da industriali e proprietari terrieri, funse da strumento di repressione verso il movimento operaio e contadino che in gran parte della penisola accese focolai di rivolta. Nella società attuale, ove il Capitale ha colonizzato il nostro vivere quotidiano e i nostri rapporti con l’altr*, il relativismo più becero spadrona e il dominio s’insinua nelle nostre esistenze nelle forme più subdole, i fascisti (pur nelle loro ambigue metamorfosi) approfittano della crisi economica e sociale che attanaglia l’Europa proponendo il vecchio mito della grandezza della razza, della nazione o di qualunque altro gruppo/comunità al quale sacrificare l’individuo divenuto mero strumento rituale sull’altare della collettività. Essi infatti approfittando della riscoperta della mentalità colonialista europea e il suo stereotipo dell’uomo bianco, adulto, maschio e borghese, propongono il loro solito discorso identarista, classista, sessista e razzista per aizzare una lotta di tutt* contro tutt* dove nello smembramento collettivo ne escono vittoriosi solo gli oppressori. Crediamo che a tal proposito l’antifascismo (con una prospettiva di classe e conflittuale) divenga uno strumento fondamentale nella lotta al Capitale e alle sue degenerazioni, infatti usato come strumento di lotta quotidiana esso va decostruendo qualunque legame e relazione basato sull’autorità e sul dominio, dando luogo a relazioni egualitarie e mutualiste che possano tendere alla costruzione di gruppi d’affinità che portino l’individuo al suo massimo sviluppo, attraverso l’apertura all’altr* e alla creazione di un vissuto diverso. Perciò come anarchich* e punx scenderemo in piazza a Potenza per opporci a qualunque tipo di frontiera, galera, dominio ed autorità in nome dell’antifascismo, dell’antisessismo, dell’antirazzismo e dell’antispecismo, con in cuore i nomi e l’esempio di quelle anime in rivolta che hanno combattuto il fascismo prima e il nuovo potere democratico poi.
Per l’Anarchia, per la liberazione totale di ogni essere. Ora e sempre Resistenza!

Non pagare nulla!

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Non pagare nulla. Ti è dovuto. Ti è imposto da un sistema che ti schiaccia ogni giorno. I treni partono anche senza di te, senza persone, vuoti, senza vita. Gli individui in quanto tali hanno il compito di riempirli di vita. Altrimenti sono solo macchine, frutto di un meccanismo che ha portato alla loro genesi. Non permettere a nessuno di interrompere il tuo viaggio. Tu sei il tuo viaggio. Il treno, l’autobus, la macchina, l’aereo ecc. sono solo un mezzo che facilita il mio viaggio. La mia destinazione la raggiungo in qualsiasi modo, costi quel che costi. Ma non pagherò mai nulla. Non pagherò perché i treni non arrivino più in ritardo. Non pagherò perché così tutt* pagheranno meno. Non pagherò e ci arriverò lo stesso. A costo di farmi buttare giù, farmi fare la multa, chiamare la polizia.
Io non pago.

Comunicato del 04.04.2016 su lotte territoriali e prospettive di conflitto radicale

No Triv

“L’ignoto ci attende,eppure io sento che quell’ignoto è una totalizzazione e sarà la vera umanizzazione cui aspiriamo. Parlo della morte? No, della vita.”

– Clarice Lispector –

L’occhio del Grande Fratello si posa nuovamente sul territorio lucano, ma stavolta non per dare spazio ad una mercificazione del territorio ove lo Spettacolo sradica la memoria storica e il vissuto della civiltà contadina, espropriando la popolazione del suo passato come nel caso di Matera 2019, bensì per un’inchiesta partita da Potenza, attinente all’ormai famigerato Centro Oli Tempa Rossa di Corleto Perticara; inchiesta che ha coinvolto anche l’ex Ministro dell’Ambiente Guidi e il Capo di Stato maggiore della Marina, scuotendo i diversi apparati locali e nazionali. Nulla di cui sorprenderci insomma, eppure i partiti d’opposizione sia qui che a Roma continuano a marciarvi sopra, strumentalizzando per l’ennesima volta la morte (quella dei/lle lucan*,s’intende), sfregandosi le mani per accaparrarsi il potere. Nel mentre il Capitale attraverso l’operazione del landgrabbing colonizza spazi imponendo un certo modo di vivere, abitare e relazionarsi sia a comunità umane che animali, le quali si ritrovano a subire per prime le conseguenze dell’industrializzazione petrolifera della regione. Il potere infrastrutturale desertifica ambienti e si fa spazio nel bel mezzo della natura, ove la distruzione e il saccheggio proseguono quasi indisturbati, abbattendo alberi per lasciar spazio a trivelle o inceneritori. L’anno scorso una rabbia generale si riversò per le strade e le piazze, cercando di opporsi alle operazioni predatorie imposte nei nostri territori, ma il tutto è stato soffocato da coloro che tra l’aprire le braccia alle istituzioni,lo spingere per ricorsi al TAR prima e per il referendum poi, ha ingabbiato la lotta in un percorso istituzionale che va a sopprimere qualsiasi tentativo di reale cambiamento. In un momento del genere però, tutte le contraddizioni della sovrastruttura statale appaiono evidenti e ciò diviene un’occasione per ripensare i percorsi di lotta da intraprendere, per discutere e confrontarsi affinché si possa produrre un cambiamento concreto dell’esistente e non richiedere solo piccoli isole di fittizia libertà all’interno di un sistema capitalista. Lo scontro da mettere in atto, non si svolge in ambito istituzionale, bensì è una lotta che va al di là di certi spazi burocratici: è l’opporsi ad una politica di morte, in favore della vita, riscoprendola nella sua radicalità. Quindi ciò a cui ambiamo non è il riconoscimento di nostri ipotetici diritti (che poi divengono fattori escludenti di altri soggetti non-umani), o un rafforzamento del potere regionale o la sua concessione nelle mani del popolo per una democrazia dal basso; rifiutiamo qualsiasi tipo di Potere, qualunque forma esso assuma. Crediamo che tale lotta debba abbracciare una critica all’intero sistema capitalista, causa ed effetto dei rapporti gerarchici instauratosi tra la “Civiltà” e la Natura che fa sì che tali strutture di dominio si riproducano anche all’interno della società, ove per perseguire un interesse si spoglia un popolo della propria autodeterminazione, dell’opportunità di realizzarsi, di vivere invece di sopravvivere e di avere la possibilità di perseguire i propri bisogni e desideri. Perciò guardiamo con entusiasmo a tutte quelle lotte che sabotano e combattono i meccanismi che reggono il Capitale, per cercare di costruire una geografia sovversiva di spazi e comunità libertarie che creino qui ed ora altri mondi e un vissuto radicale che vada oltre ogni tipo di discriminazione: sessuale, razziale o specista che sia. La nostra è un’unica lotta tesa alla liberazione di tutt*, combattiamo il Capitale con ogni mezzo, diamo alla lotta le forme che più desideriamo, sperimentiamo altri modi di vivere i nostri spazi e le nostre esistenze.
L’istinto brigante arde ancora nei nostri cuori. Per la Liberazione della Terra, degli umani e degli animali!