Basilicata Punk Hardcore – Hardcore come veicolo di rivolta individuale e collettiva

L’intervista che segue è apparsa sul numero 0 di “Rivolu-zine” ,  fanzine che nasce con l’intento di combattere il fascismo all’interno della scena hardcore e metal. Ringraziamo i/le compagn* per averci dato spazio sulla loro zine; supporta l’autoproduzione, supporta la tua scena locale!

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L’INTERVISTA – DALLA BASILICATA UNA NUOVA STAGIONE DI MUSICA DIY E LOTTA POLITICA CONTRO IL SISTEMA DI POTERE LOCALE

Siamo lieti di ospitare su queste pagine un gruppo di ragazz* che ha deciso di rompere l’apatìa di una intera Regione con una proposta musicale e politica assolutamente interessante anche per il resto d’Italia. Dal 2015 con Basilicata Punk Hardcore e Basilicata Antifascista, nelle province di Potenza e Matera si è levato il grido di chi dice “no” al sistema politico ed economico, apparentemente inscalfibile, che ha portato solo a emigrazione, inquinamento e distruzione del territorio. Senza naturalmente dimenticare il potente strumento di aggregazione musicale.

Ciao per cominciare presentate Basilicata Punk Hardcore ai nostri lettori: quali sono le tappe principali della vostra storia e piani per il futuro?

La nostra storia collettiva inizia nel 2015 con l’organizzazione di concerti, assemblee, dibattiti e iniziative di vario genere. La prima tappa del nostro travagliato percorso ebbe inizio proprio quell’anno, quando con il collettivo autorganizzato del Vulture “Rise Up” riuscimmo a tirar su una serata con i Cospirazione e i lucani U e G.U.O.R. (questi ultimi parte attiva e fondamentale di quello che poi sarebbe diventato Basilicata Punk Hardcore). Un’altra tappa importantissima per la nostra crescita politica e musicale fu la ricerca di precedenti musicali e politici lucani che hanno cercato di sovvertire e rivoltarsi allo schifo che ci attornia e attanaglia quotidianamente, tentativo poi confluito nella registrazione e diffusione di una compilation. A questo sono seguite altre date all’interno di fest o spazi animati da collettivi del territorio, fino ad arrivare a dar vita al “Potenza Hardcore” un fest animato dall’esigenza di condividere spazi, momenti di gioia ed estasi comune, rivoltandoci al grigiore asfissiante di questa Regione. Per il futuro c’è l’intenzione di rendere il fest una data fissa nel quale far incontrare diverse esperienze e lotte anche a livello nazionale. Inoltre stiamo tentando di andare al di là della scena hardcore, cercando di ibridare le diverse scene lucane sotto lo stesso messaggio ed etica rivoluzionaria.

A livello di spazi e possibilità di iniziativa, quanto vi ha limitato operare in una Regione dove alle difficoltà di collegamenti si aggiunge la repressione di autorità che intendono mantenere basso lo spirito critico e di iniziativa del popolo lucano?

In una regione come la Basilicata, l’atomizzazione sociale è cosa che tocchi con mano per diverse cause, in primis per una sorta di ghettizzazione forzata portata dalla distanza non tanto di natura territoriale quanto di percezione del territorio. Ma ciò ha portato anche alla creazione di una differenziazione di modi di operare nei propri luoghi secondo il contesto. Però essendo uniti da un’etica più o meno affine siamo riusciti a rompere con queste “barriere” creando legami con singoli e gruppi. Perciò in un modo o nell’altro siamo riusciti quasi sempre a trovare chi ci offrisse uno spazio nel quale agire o ci desse una mano per le iniziative, anche se quella degli spazi rimane un problema continuo al quale bisogna dare una risposta più forte e ampia.

Musicalmente parlando siete naturalmente incentrati sull’hardcore con qualche sortita in ambito metal. Spendi qualche parola per la vostra proposta prettamente musicale.

In quanto punx partiamo ovviamente dall’hardcore, ma alla fine ognuno di noi segue gruppi e scene diverse, spaziando da un linguaggio musicale all’altro. Siamo molto influenzati anche dal metal ma la nostra proposta spazia anche a generi come l’hip hop, il reggae e la tekno. Ciò perché come dicevamo prima, vorremmo creare canali di comunicazione tra le differenti controculture lucane. Magari a chi è estraneo al contesto lucano e alla sua situazione politica e controculturale, può apparire come una scelta criticabile, ma per noi tale scelta è dettata dal voler opporci all’atomizzazione forzata che viviamo nei nostri territori e opporci ai carrozzoni mediatici delle major. Inoltre ciò è divenuto necessario anche per dare continuità ai legami creati durante le diverse lotte che abbiamo animato al fianco di singoli o gruppi che sono legati a scene diverse. Insomma, con la nostra cultura costruita dal basso vorremmo decostruire la narrazione impostaci dal Potere e dal Capitale e ciò passa e parte soprattutto dalla musica.

A livello politico stiamo assistendo a una pericolosa vivacità e visibilità dei fasci. Secondo te tra le tante frecce all’arco dell’antifascismo, qual è il ruolo giocato dalla musica?

La fascistizzazione di massa non è nient’altro che il frutto dell’abbruttimento e del processo di deumanizzazione portato avanti dal Capitale. La musica crediamo che svolga un grosso ruolo nella distruzione di questo processo in quanto può essere veicolo di messaggi basati su di un sentire comune e/o sulla rivolta all’esistente, oltre che creatore di immaginari di nuove prospettive di vita. Essendo un linguaggio anch’essa, un suo uso in senso rivoluzionario può rendere più facilmente accessibile all’individuo un certo pensiero e vissuto, sempre se la musica viene slegata dall’apparato spettacolar-divertentistico, ovvio. Inoltre attorno ad essa si crea sempre un “giro”, quindi iniziare a lottare nel tuo ambiente musicale (quello che supporti e arricchisci con la tua presenza) cacciando fuori da esso a calci in culo i fascisti e qualsiasi altra persona che ha comportamenti autoritari, può essere un buon inizio per rendere l’antifascismo (e l’antiautoritarismo, cosa che per noi non si può slegare dal primo) qualcosa insito nel quotidiano. Anche e soprattutto per questi motivi diffidiamo da coloro che ci dicono che si tratta di sola “musica” aprendo le porte a persone ed atteggiamenti ambigui, facendo sì che spazi e scene musicali vengano sabotati nei propri contenuti. Ed è per ciò che non separiamo mai la musica e la politica in cosa facciamo.

L’esperienza di Basilicata Antifascista deve ceramente migliorare sotto molti aspetti ma allo stesso tempo realtà simili mancano in molte altre Regioni. Cosa ci puoi dire a riguardo?
Basilicata Antifascista nasce dall’esigenza di portare nella nostra terra un punto di vista nuovo e radicale sull’antifascismo. La Lucania è una regione dove è profondamente radicata una mentalità democristiana ( sempre in bilico fra centro destra e centro sinistra e immutata dagli anni ’50) e come sempre si verificain questesituazioni è ampiamente presente anche la stampella fascista, e tollerata, che serve il potere alternativamente facendo il “lavoro sporco” ( la parte della violenza verbale-politica-fisica razzista, omofoba e più in generale il non “politically correct” che le formazioni politiche classiche non possono permettersi) e il ruolo di spauracchio da agitare per permettere ai partiti di presentarsi come il “meno peggio” e la “politica moderata”. Il problema che abbiamo individuato ormai diversi anni fa è stato principalmente nella mancanza di alternativa credibile: in Basilicata non è mai esistita una formazione e una cultura di antifascismo militante, ma anzi l’ “antifascismo” ( puramente simbolico e di facciata) è sempre stato delegato ad ANPI, partitini della sinistra e altri beceri soggetti che sguazzano nel trogolo del potere. Per questo la nostra prima azione è stata fondamentalmente culturale con la diffusione di un punto di vista militante sull’antifascismo, attaccando frontalmente la propaganda fascita per evitare un estendersi della “peste nera” e non lasciando all’antifascismo di sola facciata ( stanco e inutile, giustizionalista e codardo ) l’importante ruolo di alternativa. Noi come coloro dai quali partì l’idea di formare la rete Basilicata Antifascista abbiamo sempre pensato di unire la battaglia antifascista alle altre lotte: lasciare spazi vuoti dà possibilità di infiltrazione ai fasci (vedi il caso dei NoTriv, dove predominano ormai due parti del movimento: una cripto-fascista tra le quali spiccano fasci, M5S e feccia varia e un’altra, formata da sinistrorsi legalitari).

Concludi come ti pare, manda un messaggio ai nostri lettori.
Vorremmo approfittare di tale spazio per poter riaffermare la nostra complicità e solidarietà con qualunque lotta e/o singolo che si oppone all’esistente, sviluppando percorsi conflittuali che passino attraverso diversi mezzi: dall’azione diretta ai concerti. Il nostro pensiero va a chi anche in un piccolo contesto come nel nostro continua a lottare e ad osare senza mai piegarsi o mediare con il Potere per creare e affermare nuove forme di vita e nuovi modi di fare. La sperimentazione e l’immaginazione sono armi che possono renderci imprevedibili agli occhi dell’Autorità. Un abbraccio a tutti i fratelli e a tutte le sorelle rinchius* nelle diverse gabbie dello Stato!