Punti di fuga nella cultura della classe operaia – Miguel Amorós

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Pubblichiamo l’introduzione di Miguel Amoròs al suo libro Los Incontrolados de 1937. Memorias militantes de Los Amigos de Durruti (pur divergendo su alcuni punti) per alcuni interessanti spunti di riflessione circa il declino della cultura della classe operaia e la sua frammentazione nella società attuale, condividendo il pensiero circa la riscoperta della storia della propria classe come mezzo rivoluzionario che apre prospettive al sorgere del conflitto sociale per costruire percorsi di rottura con l’esistente e per la creazione di una cultura libertaria

Pubblicare un libro che contiene le biografie degli anarchici che parteciparono al glorioso episodio delle Giornate di maggio del 1937 durante la Rivoluzione spagnola deve sembrare anacronistico e fuori posto in una società che vive in un perpetuo presente.In una società senza alcuna coscienza del tempo e senza memoria,il passato riemerge solo come un oggetto di ricerca archeologica o come uno spettacolo effimero come l’ “ottantesimo anniversario della guerra civile”, il suo posto usuale è l’università,il museo o i supplementi culturali della stampa mainstream,luoghi dove il suo potere sovversivo,che è stato tenuto “sottaceto”,viene neutralizzato. Queste biografie sono destinate agli eredi degli Amici di Durruti,ma esistono tali eredi? Le società tradizionali trasmettevano la loro eredità oralmente da una società ad un’altra.I giovani imparavano dai loro anziani;non c’era nessun divario generazionale.Erano società statiche: il futuro dei giovani era conformato ai modelli stabiliti nel passato ed essi seguivano la stessa orma delle passate generazioni.I vincoli familiari e territoriali erano molto forti.La memoria,di cui gli anziani erano i depositari,giocava un importante ruolo nella preservazione dei costumi sociali e dell’identità,e perciò nella continua riproduzione della società.Il sorgere delle società storiche,basate sullo scambio costante e sull’accumulazione del sapere,sul commercio e sulla parola scritta,introdusse fattori di dissoluzione che furono dapprima ristretti alle città.Queste società storiche erano società dinamiche con legami deboli e identità fragili,in cui la memoria giocava un ruolo secondario.Anche quando era possibile,l’abilità di richiamare il passato era di poco uso. All’inizio,comunque,la maggior parte della popolazione viveva ancora in aree rurali e manteneva uno stile di vita tradizionale che non fu eliminato fino alla consolidazione del capitalismo agrario.Nella società pienamente capitalista,i giovani imparano solo dalla gente giovane,non dai loro progenitori: il loro futuro dipende dal presente,che è tagliato fuori dall’esperienza delle precedenti generazioni.Nella prima fase del capitalismo,una volta che i modi tradizionali di vivere sono stati dissolti,un intero nuovo mondo fu creato con le sue caratteristiche,una società dentro una società, composta dai diseredati,dai paria dalla gente sdradicata o espulsa dalle campagne o dalle gilde dei lavoratori;in una parola,gli operai.Il mondo proletario,basato sull’unità famigliare,la cui sola connessione con la società industriale che la circondava era il lavoro,che sviluppava le caratteristiche comunitarie che gli davano una particolare identità,un’identità di classe.C’era una sorta di tradizione della classe operaia che articolava la società del lavoro,e questa tradizione aveva i propri valori specifici: il bisogno di associarsi,l’idea federativa,lo zelo per il sapere,il mutuo soccorso,la dignità di ciascuna attività,costruire un futuro per ciascun bambino in un mondo egualitario organizzato strettamente in accordo con i bisogni dell’industria, l’orgoglio di classe,l’internazionalismo … le autobiografie dei militanti della classe operaia riflettono perfettamente questa mentalità.Gustave Lefrançais,James Guillaume,Anselmo Lorenzo,Nestor Makhno,Emma Goldman,Victor Serge,José Peirats,ecc. : questi sono preziosi resoconti di ribelli che dedicarono le loro vite nel servire la causa operaia.La società proletaria era in uno stato di permanente conflitto con il resto della società,ecco perché l’esperienza delle lotte passate erano così importanti,e di conseguenza, coloro che vi hanno partecipato svolgevano un ruolo significante in essa.Il futuro della classe era basato sulla memoria delle lotte di classe del passato e anche sul ricordare le persone che si distinsero in esse.La cultura della classe operaia,la cultura in genere storico,fu costituita dalle parole scritte,ovvero,scoprì il suo significato e la sua esistenza nella storia.La storia degli operai,che è la storia delle loro lotte,nonostante il fatto che sia una storia collettiva,ha i suoi nomi e le sue personalità.Queste corrispondono alle persone che incarnavano la condotta e i valori che potevano rappresentare al meglio la classe,ecco perché gli atti degli individui non erano rilevanti e si dissipavano con il passare del tempo.Tali personalità erano,per esempio,Salvador Seguì e Buenaventura Durruti,due figure più mitiche del proletariato iberico.In questi uomini,l’identità della classe operaia fu riaffermata e riparata dall’effetto corrosivo del processo storico determinato dal capitalismo.Nelle fasi più avanzate del capitalismo – quelle in cui le sconfitte che accompagnavano incessanti,profondi cambiamenti,per la maggior parte di natura tecnologica,frantumò la società della classe operaia,integrandola nel mondo delle comodità – il proletariato presente ha rotto con il proprio passato,è separato da esso,cessa di identificarsi con esso.Con la famiglia della classe operaia ridotta alla sua espressione nucleare minima,l’operaio sussiste in una società in cui è integrato individualmente, ma non come collettivo. Egli non fa derivare le proprie norme dal passato,da quando tali norme sono state usurpate dai burocrati sindacalisti,ma dal presente,riproducendo le irregolari e consumiste vie dei suoi contemporanei.Il divario generazionale ha speciali conseguenze per una classe operaia in declino,da quando l’ultima è disarticolata,e trasformata in una mera ombra della propria forma.E’ incapace a resistere a questo processo,ed è ancora meno capace di assimilare questi cambiamenti senza danno.Sulla superficie è una classe, ma all’interno è frammentata e liquefatta.Come risultato,ora i proletari più anziani non possono trasmettere la conoscenza e i valori con i quali la nuova situazione,costantemente cambiabile può essere confrontata;e sono meno capaci di farlo se si lasciano guidare dalla logica del scegliere il male minore e affidare i loro interessi nelle mani sbagliate.Il loro modo di vivere,orientato attorno alla famiglia,un modo di vivere che è frugale,austero e moralistico,non è valido in un mondo di consumatori, un mondo che è completamente burocratizzato,mercificato e massificato.Le leggi che sono applicate alla povertà non sono le stesse leggi che vengono applicate all’abbondanza delle comodità e agli spettacoli.Ciò che era efficace contro la fame,non è efficace contro la noia.Una cultura di classe compete,da una posizione nettamente inferiore,non con una cultura borghese,bensì con un’onnipresente cultura industriale e con la teatralità dei sindacati.Così,la cultura della classe operaia muore con l’istituzionalizzazione delle sue organizzazioni e la generalizzazione della cultura di massa.Il passato stesso è estinto con il passaggio da un’intera generazione di sconfitti,perché gli operai anziani non possono offrire guide pratiche di condotta;tali guide devono essere fabbricate sulle basi di una diversa realtà estremamente mobile,che è senza ormeggi.Le condizioni del salario dei giovani operai d’oggi sono radicalmente diverse da quelle delle passate generazioni.Oggi, i figli degli operai sono educati da istituzioni pubbliche,piuttosto che dai loro genitori, e queste istituzioni trasmettono norme di natura diversa che sono scollegate dalle esperienze passate,norme che sono coerenti con le esigenze produttive del Capitale.Questo distacco dal passato,rende necessario impegnarsi nella ricerca di punti di riferimento culturali in un presente che è stato colonizzato dalla comodità,in condizioni di estremo isolamento.Il vecchio operaio è un estraneo per quello giovane, né prende l’altro seriamente,e si guardano anche con sospetto.Il vecchio operaio non dirà tutta la verità,che,in assenza reale di comunità,aggrava ulteriormente il divario generazionale,la perdita di memoria,e di conseguenza,la perdita d’identità.Senza né memoria o passato,la coscienza di classe non esiste.Il conflitto tra le generazioni,lo scontro di mentalità,impedisce la rinascita.La riaffermazione astratta e volontaristica dei vecchi concetti di cultura della classe operaia,che ora son divenuti cliché,non solo non risolve il problema,ma lo rende oggetto di scherno.Una caratteristica dei movimenti sociali di oggi è la scarsa presenza di adulti e l’abbondanza di adolescenti.Questo è l’esempio più lampante di disconnessione di questi movimenti dalle precedenti lotte sociali,anche con quelle relativamente recenti.Il segno distintivo di questi movimenti è il fatto che comincino sempre da zero e soccombono sempre alle solite vecchie crude manipolazioni,dal momento che per loro stessa natura,non hanno l’esperienza che avrebbe permesso loro di percepire l’insorgere di queste minacce.Inoltre,la spinta della loro protesta è spesso rivolta verso il mantenimento del sistema dominante.I cambiamenti sociali sono riflessi nella cultura e le lezioni che i giovani dissidenti imparano hanno pochi collegamenti con il passato,perché sono i prodotti del momento presente e non vanno oltre esso.Inoltre,nell’ultima fase del capitalismo,la cultura di massa è diventata così instabile che neppure il presente è in grado di fornire guide per la condotta.I cambiamenti ora accadono così veloci che le voragini si aprono con la stessa generazione.La persona giovane contemporanea invecchia in pochi anni,come egli adotta convinzioni durature.La storia della sua vita perde rapidamente ogni interesse per quelli più giovani di lui,con il ritmo sempre più crescente della successione delle mode.Una decade costituisce un abisso.Passato,presente e futuro sono concentrati in un unico istante.Una volta raggiunto questo stadio,il problema non è che l’esperienza non può essere trasmessa,ma piuttosto che non c’è più nessuna esperienza.Non c’è nemmeno un futuro;ci sono solo obiettivi a breve termine.Pertanto, la politica istituzionale,essendo stata buttata fuori dalla porta,restituisce attraverso la finestra.In questo mondo non c’è spazio per nessun’altra utopia,oltre l’utopia capitalista.Il mondo attorno a loro sta diventando sempre più sconosciuto ed ostile per le vecchie generazioni,ma per le nuove generazioni è il loro mondo e in esso si sentono a casa.Non è che le precedenti generazioni non li servono più come guide,ma piuttosto,siccome il passato è incomunicabile,non vi è alcuna possibilità per l’esistenza di guide.Non solo le diverse generazioni parlano lingue diverse,ma così,creano anche diversi strati per ogni generazione esistente.Gli ultimi arrivati non sanno più degli altri,è solo che ciò che sanno le persone più vecchie a loro non interessa,perché non fornisce le risposte sperate alle loro domande.Le esperienze degli anziani non è di alcuna utilità,dal momento che l’esperienza è stata forgiata in circostanze molto diverse.Allora a che serve la memoria? Questo atteggiamento,tuttavia,comporta alcune conseguenze: la corruzione della memoria implica la scomparsa del concetto di verità.Il vero,una volta scollegato dalla storia,si relativizza;non è fondata su una causa solida,ma dipende esclusivamente da un parere contingente,arbitrario e variabile,grato alle condizioni immediati dell’individuo che la esprime.Ciò segna la fine delle ideologie che legittimano grandi cause collettive,e inaugura il dominio assoluto dell’individualismo,della vita privata e di impegni effimeri.Questa situazione non ha eguali;è completamente nuova.Alcuni l’hanno chiamata “modernità liquida” altri “postmodernità”.In un contesto postmoderno,il pensiero non si delimita,ma invece si accumula ai margini del percorso dinamico tracciato dalla tecnologia.Accompagna la tecnologia come elemento decorativo.Esso non spiega nulla, è auto-referenziale,e non ha alcuna influenza.Più che liquida,la riflessione diventa gassosa,come la realtà tremendamente fluido a cui è aggiogata.La sua funzione non è radicata nella sua capacità di cogliere l’epoca,ma piuttosto nel renderla incomprensibile.L’eternalizzazione del presente non solo svaluta le lotte passate, ma comporta la volatilità dei gruppi sociali,che sono facilmente riducibili ad aggregati di individui.Più o meno lo stesso è accaduto per quanto riguarda il senso della comunità,che è stata sostituita da uno sciame di identità disperate,veramente patologiche a vari gradi,le quali non sono in grado di scoprire un altro modo per contrastare la sensazione generalizzata di sradicamento.L’unico modo in cui il sistema supera le sue contraddizioni,tuttavia,è nell’immergersi in quelle ancora maggiori.Con la soppressione della memoria,la società non diventa più forte,ma diventa sempre più imprevedibile.Il conflitto si pone costantemente,rendendo possibile la creazione di comunità di lotta,ancora fragile,ma capace di riscoprire la storia e articolare un progetto per la creazione di una società radicalmente egualitaria e giusta.Ciò non comporterà né il ritorno,né la ricreazione del passato,ma il ristabilimento del contatto con esso.Non è quindi una svolta nostalgica all’indietro verso tradizioni perdute,ma un impulso verso la formazione di una nuova tradizione di lotta a titolo di riappropriazione non dottrinaria del passato e resistenza alle folli variazioni provocate dallo sviluppo economico.In questo senso,libri come questo possono essere istruttivi.Gli Amici di Durruti avranno finalmente degli eredi.

Los Incontrolados de 1937. Memorias militantes de Los Amigos de Durruti, Aldarull, Barcelona, 2014

Fonte: http://libcom.org/library/vanishing-points-working-class-culture-%E2%80%93-miguel-amor%C3%B3s