Il 25 aprile è divenuto oggetto della retorica riformista, la quale attraverso una lettura distorta del fenomeno della resistenza al nazifascismo, propone una sua visione conciliarista e nazionalista, ove le diverse componenti politiche vengono amalgamate e sottoposte al “mito della liberazione”, decontestualizzando e spogliando il fenomeno del proprio significato rivoluzionario. Mutatosi in mera ricorrenza laica, ove ogni anno dobbiamo sorbirci esponenti istituzionali che parlano di libertà, se non proprio di una fantomatica purezza democratica perduta, il 25 è divenuto passerella dell’ipocrisia statale. Le stesse forze statali che una volta caduto il fascismo, non tardarono a prendere il potere per sostituire il proprio a quello passato, senza prendere in considerazione il movimento proletario che dava filo da torcere alle autorità appena costituitesi attraverso l’occupazione di terre e la guerriglia urbana dei partigiani che non caddero nell’inganno democratico, ma continuarono a combattere uno Stato che come quello precedente uccideva il proletariato rurale, liberava gerarchi fascisti con l’Amnistia Togliatti – i quali confluirono nelle loro istituzioni ricoprendo anche ruoli importanti – e rinchiudeva nelle patrie galere e negli asili mentali i/le divers* combattenti antifascist* con processi farsa e accuse deliranti. Oggi come ieri, il fascismo è strumento del Capitale e della borghesia, la quale se ne serve per soffocare qualsiasi tendenza rivoluzionaria e libertaria e per proteggere il proprio privilegio. Il fascismo, sviluppatosi come reazione al “biennio rosso”, finanziato da industriali e proprietari terrieri, funse da strumento di repressione verso il movimento operaio e contadino che in gran parte della penisola accese focolai di rivolta. Nella società attuale, ove il Capitale ha colonizzato il nostro vivere quotidiano e i nostri rapporti con l’altr*, il relativismo più becero spadrona e il dominio s’insinua nelle nostre esistenze nelle forme più subdole, i fascisti (pur nelle loro ambigue metamorfosi) approfittano della crisi economica e sociale che attanaglia l’Europa proponendo il vecchio mito della grandezza della razza, della nazione o di qualunque altro gruppo/comunità al quale sacrificare l’individuo divenuto mero strumento rituale sull’altare della collettività. Essi infatti approfittando della riscoperta della mentalità colonialista europea e il suo stereotipo dell’uomo bianco, adulto, maschio e borghese, propongono il loro solito discorso identarista, classista, sessista e razzista per aizzare una lotta di tutt* contro tutt* dove nello smembramento collettivo ne escono vittoriosi solo gli oppressori. Crediamo che a tal proposito l’antifascismo (con una prospettiva di classe e conflittuale) divenga uno strumento fondamentale nella lotta al Capitale e alle sue degenerazioni, infatti usato come strumento di lotta quotidiana esso va decostruendo qualunque legame e relazione basato sull’autorità e sul dominio, dando luogo a relazioni egualitarie e mutualiste che possano tendere alla costruzione di gruppi d’affinità che portino l’individuo al suo massimo sviluppo, attraverso l’apertura all’altr* e alla creazione di un vissuto diverso. Perciò come anarchich* e punx scenderemo in piazza a Potenza per opporci a qualunque tipo di frontiera, galera, dominio ed autorità in nome dell’antifascismo, dell’antisessismo, dell’antirazzismo e dell’antispecismo, con in cuore i nomi e l’esempio di quelle anime in rivolta che hanno combattuto il fascismo prima e il nuovo potere democratico poi.
Per l’Anarchia, per la liberazione totale di ogni essere. Ora e sempre Resistenza!