Basilicata Punk Hardcore – Hardcore come veicolo di rivolta individuale e collettiva

L’intervista che segue è apparsa sul numero 0 di “Rivolu-zine” ,  fanzine che nasce con l’intento di combattere il fascismo all’interno della scena hardcore e metal. Ringraziamo i/le compagn* per averci dato spazio sulla loro zine; supporta l’autoproduzione, supporta la tua scena locale!

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L’INTERVISTA – DALLA BASILICATA UNA NUOVA STAGIONE DI MUSICA DIY E LOTTA POLITICA CONTRO IL SISTEMA DI POTERE LOCALE

Siamo lieti di ospitare su queste pagine un gruppo di ragazz* che ha deciso di rompere l’apatìa di una intera Regione con una proposta musicale e politica assolutamente interessante anche per il resto d’Italia. Dal 2015 con Basilicata Punk Hardcore e Basilicata Antifascista, nelle province di Potenza e Matera si è levato il grido di chi dice “no” al sistema politico ed economico, apparentemente inscalfibile, che ha portato solo a emigrazione, inquinamento e distruzione del territorio. Senza naturalmente dimenticare il potente strumento di aggregazione musicale.

Ciao per cominciare presentate Basilicata Punk Hardcore ai nostri lettori: quali sono le tappe principali della vostra storia e piani per il futuro?

La nostra storia collettiva inizia nel 2015 con l’organizzazione di concerti, assemblee, dibattiti e iniziative di vario genere. La prima tappa del nostro travagliato percorso ebbe inizio proprio quell’anno, quando con il collettivo autorganizzato del Vulture “Rise Up” riuscimmo a tirar su una serata con i Cospirazione e i lucani U e G.U.O.R. (questi ultimi parte attiva e fondamentale di quello che poi sarebbe diventato Basilicata Punk Hardcore). Un’altra tappa importantissima per la nostra crescita politica e musicale fu la ricerca di precedenti musicali e politici lucani che hanno cercato di sovvertire e rivoltarsi allo schifo che ci attornia e attanaglia quotidianamente, tentativo poi confluito nella registrazione e diffusione di una compilation. A questo sono seguite altre date all’interno di fest o spazi animati da collettivi del territorio, fino ad arrivare a dar vita al “Potenza Hardcore” un fest animato dall’esigenza di condividere spazi, momenti di gioia ed estasi comune, rivoltandoci al grigiore asfissiante di questa Regione. Per il futuro c’è l’intenzione di rendere il fest una data fissa nel quale far incontrare diverse esperienze e lotte anche a livello nazionale. Inoltre stiamo tentando di andare al di là della scena hardcore, cercando di ibridare le diverse scene lucane sotto lo stesso messaggio ed etica rivoluzionaria.

A livello di spazi e possibilità di iniziativa, quanto vi ha limitato operare in una Regione dove alle difficoltà di collegamenti si aggiunge la repressione di autorità che intendono mantenere basso lo spirito critico e di iniziativa del popolo lucano?

In una regione come la Basilicata, l’atomizzazione sociale è cosa che tocchi con mano per diverse cause, in primis per una sorta di ghettizzazione forzata portata dalla distanza non tanto di natura territoriale quanto di percezione del territorio. Ma ciò ha portato anche alla creazione di una differenziazione di modi di operare nei propri luoghi secondo il contesto. Però essendo uniti da un’etica più o meno affine siamo riusciti a rompere con queste “barriere” creando legami con singoli e gruppi. Perciò in un modo o nell’altro siamo riusciti quasi sempre a trovare chi ci offrisse uno spazio nel quale agire o ci desse una mano per le iniziative, anche se quella degli spazi rimane un problema continuo al quale bisogna dare una risposta più forte e ampia.

Musicalmente parlando siete naturalmente incentrati sull’hardcore con qualche sortita in ambito metal. Spendi qualche parola per la vostra proposta prettamente musicale.

In quanto punx partiamo ovviamente dall’hardcore, ma alla fine ognuno di noi segue gruppi e scene diverse, spaziando da un linguaggio musicale all’altro. Siamo molto influenzati anche dal metal ma la nostra proposta spazia anche a generi come l’hip hop, il reggae e la tekno. Ciò perché come dicevamo prima, vorremmo creare canali di comunicazione tra le differenti controculture lucane. Magari a chi è estraneo al contesto lucano e alla sua situazione politica e controculturale, può apparire come una scelta criticabile, ma per noi tale scelta è dettata dal voler opporci all’atomizzazione forzata che viviamo nei nostri territori e opporci ai carrozzoni mediatici delle major. Inoltre ciò è divenuto necessario anche per dare continuità ai legami creati durante le diverse lotte che abbiamo animato al fianco di singoli o gruppi che sono legati a scene diverse. Insomma, con la nostra cultura costruita dal basso vorremmo decostruire la narrazione impostaci dal Potere e dal Capitale e ciò passa e parte soprattutto dalla musica.

A livello politico stiamo assistendo a una pericolosa vivacità e visibilità dei fasci. Secondo te tra le tante frecce all’arco dell’antifascismo, qual è il ruolo giocato dalla musica?

La fascistizzazione di massa non è nient’altro che il frutto dell’abbruttimento e del processo di deumanizzazione portato avanti dal Capitale. La musica crediamo che svolga un grosso ruolo nella distruzione di questo processo in quanto può essere veicolo di messaggi basati su di un sentire comune e/o sulla rivolta all’esistente, oltre che creatore di immaginari di nuove prospettive di vita. Essendo un linguaggio anch’essa, un suo uso in senso rivoluzionario può rendere più facilmente accessibile all’individuo un certo pensiero e vissuto, sempre se la musica viene slegata dall’apparato spettacolar-divertentistico, ovvio. Inoltre attorno ad essa si crea sempre un “giro”, quindi iniziare a lottare nel tuo ambiente musicale (quello che supporti e arricchisci con la tua presenza) cacciando fuori da esso a calci in culo i fascisti e qualsiasi altra persona che ha comportamenti autoritari, può essere un buon inizio per rendere l’antifascismo (e l’antiautoritarismo, cosa che per noi non si può slegare dal primo) qualcosa insito nel quotidiano. Anche e soprattutto per questi motivi diffidiamo da coloro che ci dicono che si tratta di sola “musica” aprendo le porte a persone ed atteggiamenti ambigui, facendo sì che spazi e scene musicali vengano sabotati nei propri contenuti. Ed è per ciò che non separiamo mai la musica e la politica in cosa facciamo.

L’esperienza di Basilicata Antifascista deve ceramente migliorare sotto molti aspetti ma allo stesso tempo realtà simili mancano in molte altre Regioni. Cosa ci puoi dire a riguardo?
Basilicata Antifascista nasce dall’esigenza di portare nella nostra terra un punto di vista nuovo e radicale sull’antifascismo. La Lucania è una regione dove è profondamente radicata una mentalità democristiana ( sempre in bilico fra centro destra e centro sinistra e immutata dagli anni ’50) e come sempre si verificain questesituazioni è ampiamente presente anche la stampella fascista, e tollerata, che serve il potere alternativamente facendo il “lavoro sporco” ( la parte della violenza verbale-politica-fisica razzista, omofoba e più in generale il non “politically correct” che le formazioni politiche classiche non possono permettersi) e il ruolo di spauracchio da agitare per permettere ai partiti di presentarsi come il “meno peggio” e la “politica moderata”. Il problema che abbiamo individuato ormai diversi anni fa è stato principalmente nella mancanza di alternativa credibile: in Basilicata non è mai esistita una formazione e una cultura di antifascismo militante, ma anzi l’ “antifascismo” ( puramente simbolico e di facciata) è sempre stato delegato ad ANPI, partitini della sinistra e altri beceri soggetti che sguazzano nel trogolo del potere. Per questo la nostra prima azione è stata fondamentalmente culturale con la diffusione di un punto di vista militante sull’antifascismo, attaccando frontalmente la propaganda fascita per evitare un estendersi della “peste nera” e non lasciando all’antifascismo di sola facciata ( stanco e inutile, giustizionalista e codardo ) l’importante ruolo di alternativa. Noi come coloro dai quali partì l’idea di formare la rete Basilicata Antifascista abbiamo sempre pensato di unire la battaglia antifascista alle altre lotte: lasciare spazi vuoti dà possibilità di infiltrazione ai fasci (vedi il caso dei NoTriv, dove predominano ormai due parti del movimento: una cripto-fascista tra le quali spiccano fasci, M5S e feccia varia e un’altra, formata da sinistrorsi legalitari).

Concludi come ti pare, manda un messaggio ai nostri lettori.
Vorremmo approfittare di tale spazio per poter riaffermare la nostra complicità e solidarietà con qualunque lotta e/o singolo che si oppone all’esistente, sviluppando percorsi conflittuali che passino attraverso diversi mezzi: dall’azione diretta ai concerti. Il nostro pensiero va a chi anche in un piccolo contesto come nel nostro continua a lottare e ad osare senza mai piegarsi o mediare con il Potere per creare e affermare nuove forme di vita e nuovi modi di fare. La sperimentazione e l’immaginazione sono armi che possono renderci imprevedibili agli occhi dell’Autorità. Un abbraccio a tutti i fratelli e a tutte le sorelle rinchius* nelle diverse gabbie dello Stato!

Contro il Tap, contro-violenza!

Vogliamo esprimere la nostra complicità e la più profonda solidarietà a chi si sta opponendo con ogni mezzo ed  ogni forma al mostruoso esproprio delle terre salentine. Le manovre della macchina del dominio che si stanno attualizzando ora più che mai intorno alla faccenda Tap sono espressione pubblica della prepotenza con cui lo Stato si abbatte sui territori e sulle popolazioni.
Vicini a chi con coraggio e amore si ribella a tutto questo, auspichiamo una diffusione a macchia d’olio delle azioni resistenti e dei percorsi emancipatori. Alla violenza delle zone rosse, dei manganelli, delle intimidazioni cartacee e non, rispondere diffondendo la creatività del conflitto! Speriamo di apprendere ogni giorno e sempre più massicciamente che le azioni spontanee contro i complici del malaffare, continuino a destabilizzare i lavori di mantecatura sociale di Tap e dei suoi zerbini. Non siamo più disposti ad essere malamente calpestati e ridotti a spettatori inermi della miseria esistenziale a cui vogliono sottoporci. Abbracciamo forte le compagne e i compagni salentin* coscienti della loro determinazione e del loro ardore per la libertà!
No Tap ovunque, contro l’illogica neoliberista da tutte le parti!

Ode al Passannante

 

Non è così lontano per noi il 17 novembre 1878, giorno in cui la paura si fece strada sul volto regio di Umberto I, quando si fece scudo con il corpo dei suoi accompagnatori, regina moglie compresa; per non perire sotto i colpi inferti da Giovanni Passannante, lucano internazionalista, anarchico, compagno! La sua vicenda è così atroce da essere ben nascosta sotto le briciole del banchetto della storia ufficiale, quella mangiata e digerita dai grassi ignobili omuncoli di palazzo. Buttato nelle patrie galere per anni, studiato nella sua più privata conformazione biologica, definito pazzo in quanto anarchico ed anarchico perché pazzo … la sua famiglia spazzata via, la sua terra ancora stuprata, anche nel nome. Viene fissato così nella topografia locale il fango dei Savoia: Savoia di Lucania, quale più infame sfregio poteva essere arrecato alla memoria dell’insurrezionalista dimenticato. Noi vogliamo ricordare invece, perché i padroni di ieri erano i Savoia, oggi si chiamano Eni, Snam, Tecnoparco, Arpab e regione Basilicata; istituzioni diverse ma dagli esiti uguali: percorrere scorciatoie asfaltando popoli e territori. Ebbene in ogni strada saremo come briganti in agguato, su ogni pezzo di asfalto sputeremo il nostro amore per la libertà e fin quando si nasconderanno verso scuse strumentali (pazz*, terrorist*, fannullon*; marchi per definire l’alterità e quindi la marginalità di singoli inutili al macchinario del Capitale) sappiamo di aver già vinto! Ha vinto chi ha nel cuore l’odio per gli sfruttatori e l’amore per la dignità di ognuno! PAZZ* SIAMO, SE LA NORMALITÀ È IL VOSTRO SPORCO MONDO RIGURGITATO! MORTE AI RE, LUNGA VITA AI RIBELLI!

Carlo Prato, La necessità di sapere nelle lotte sociali

“Ciò che dirò nel seguito di questo scritto, è quello che avrei voluto dire a viva voce, ma non sempre il motto volere è potere si può tradurre in atto. Io, per voi, mi chiamo ignoto e sconosciuto resto, anche se scrivo per voi, anche se vi comu­nico il mio pensiero e il mio sentimento. Sono un modestissimo cultore d’un’idea, non ho la sapienza enciclopedica che è dei genii.
Io tento migliorarmi intellettualmente per es­sere agguerrito nella lotta contro ogni genere d’op­pressione, per la libertà! Senza la libertà di ogni singolo, la libertà collettiva diviene una farsa, come oggi giorno, in cui il mostruoso simbolo di essa è confinato a domicilio coatto, sopra uno scoglio nella rada di New York, proprio di faccia all’er­gastolo d’immigrazione, dove s’ammucchiano tutti i cenci, tutte le miserie, e dove il libero pensiero — manco a farlo apposta — viene inquisito, per smentire solennemente le affermazioni liberali del­l’ultima evoluzione governativa, che nasconde le zanne della tirannide dietro la maschera repub­blicana.

Non sono un artefice della penna, ma ciò che sto per dirvi, ripeto, è l’espressione semplice e genuina del mio sentimento, senza pretese e alla buona. Si sa. Le scuole sono chiuse per i bambini, che non hanno riarso, finanziarie, ed io perdono volentieri i maestri che dopo avermi insegnato il sillabario, mi hanno fatto apprendere, invece di nozioni utili, tante altre cose nocive, di cui mi è costato fatica liberarmi. Oh quella credenza in un dio fantastico, quello spirito patriottico e tanti altri pregiudizi, quale cappa di piombo erano per me! Ma se noi, vittime dell’irrazionalità degli istrut­tori, possiamo loro perdonare, non possiamo invece perdonare a quegli altri nemici più odiosi, il dominatore, il governante, il prete,il capitalista, che ai bimbi poveri sottraggano i libri, il pane, i ve­stiti, il tetto e l’amore della mamma per gettarli ignoranti e deboli, alla fatica bestiale, del cui frutto continuano a nutrirsi a guisa di sciacalli! Vittima di questa situazione è il proletario; situazione di coloro che nascono poveri, perché gli altri, i ricchi, i fratelli lupi si sono appropriati, hanno rubato tutta la ricchezza sociale a comin­ciare dalla terra, le case e gli oggetti utili e ne­cessari e il sottoterra e il sopraterra. Dato, dico, ch’è così il principio della nostra situazione, la salvezza non bisogna chiederla che a noi stessi. Sarebbe ingenuità bella e buona lo sperare che i ricchi, i governanti che sono i nemici, che direttamente o indirettamente hanno spogliato i lavo­ratori, pensassero al benessere di quest’ultimi. Bi­sogna diffidare di loro anche quando si presentano col sorriso della beneficenza sulle labbra. Osser­vateli un po’ come agiscono e vi persuaderete. Se vi fanno lavorare è per prendersi la parte del leone, senza fare gran cosa; se v’affittano le case che avete costruite e vi vendono il pane che avete coltivato, è per levarvi il resto che v’hanno prima lavorando: se vi passano le scuole — bontà loro — lo fanno per insegnarvi ad ubbidire e rassegnarvi: ubbidire a Dio in cui loro non credono, ubbidire ai signori, alle leggi che essi hanno manipolate ed alla coscrizione militare per andare a versare il sangue in prò della patria e di chi se la mangia: rassegnarsi a lavorare e soffrire d’inedia e d’insulti per poi andare a godere il paradiso degl’imbecilli che vi prestano fede. Infine se, vi si mostrano filantropi, caritatevoli, li fanno per deridere la vostra miseria, e per divertirsi con le dame incipriate nelle famose feste di beneficenza. I signori, i governanti, cedono qualcosa di buono a mala voglia, solo quando si vedono minacciati seriamente e cedono il poco solamente in tema di perdere il molto che hanno acquistato col su­dore.. degli altri. Quindi, ripeto, lungi dall’aspettarsi alcunché, dai nostri nemici, la salvezza, deve dipendere da noi stessi.”

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Biografia: ” [Rocco Montesano] Nasce a Tricarico (MT) il 17 settembre 1873 da Pancrazio e Maria Oliva Porcellini, pubblicista. Frequentate le scuole elementari, “dimostrando ingegno non comune”, viene avviato dal padre al lavoro di contadino. Nel 1890 emigra negli USA dove diventa anarchico. É tra i redattori de «La Pasqua dei lavoratori» di New York (1° maggio 1898) e de «La Questione Sociale» di Paterson, che abbandona nel settembre 1899 seguendo Ciancabilla nella fondazione de «L’Aurora», di cui è uno dei collaboratori più a1ssidui. Cessate le pubblicazioni di questo giornale nel dicembre 1901, M. lascia la colonia anarchica di Spring Valley, dove risiedeva, per stabilirsi a New York. Vi trasporta anche la tipografia, già di proprietà del giornale, e dal maggio 1902 fa uscire «La Libertà», organo del “Club Indipedente”, uno dei due circoli anarchici di New York, fondato nel 1901, e di una decina di altri gruppi di vari Stati americani, a indirizzo antiorganizzatore. Dopo appena tre numeri deve sospendere le pubblicazioni a causa dell’onda lunga della repressione poliziesca seguita all’attentato Czolgosz al presidente Mac Kinley. Nel gennaio 1905, la tipografia Galimberti di Milano, editrice del giornale anarchico «Il Grido della Folla», gli stampa l’opuscolo La necessità del sapere nelle lotte sociali, scritto sotto lo pseudonimo Carlo Prato, frutto di una conferenza “che varie circostanze gli impedirono di tenere” a New York. M. si reca quindi a Chicago, nell’Illinois, da dove collabora alla rivista anarchica newyorkese «Il Novatore», diretta da Alfredo Consalvi e Masimo Rocca. Milita nel movimento anarchico e antifascista americano, risiedendo a Chicago, almeno fino al settembre 1935, dopo di che se ne perdono le tracce.”

Fonte

 

 

 

Breccia

riceviamo e diffondiamo:
    
Breccia 
come una scorza di legno che s’infila sotto un’ unghia, così noi siam la breccia dei padroni.
Che essa sia in un piede o in una mano poco importa. Quanto più in profondità entra tanto è proporzionale il dolore che affligge.
Finché vivremo saremo nient’altro che questo e sempre pronte e pronti e in qualsiasi modo; al fianco delle compagne e dei compagni.
Conosciamo bene i meccanismi per incutere terrore e ammutolimento e continuiamo a rifiutare la logica colpevole-non-colpevole.
Solidarietà a Paska, Ghespe e a tutte le compagne e i compagni vittime delle maglie dello stato in ogni dove.

Comunicato in solidarietà all’Anzacresa

In un tessuto urbano come quello potentino, l’Anzacresa è una fonte di alterità nel grigiore del contesto che la circonda, essendo riuscito a portare anche in una città ostile e alienante, pratiche e forme organizzitave che si svincolano dalle logiche della mercificazione e da rapporti autoritari, facendo proprie l’idea dell’autogestione e dell’autorganizzazione.

Non ci meraviglia che il comune abbia deciso l’immediato sgombero di un luogo strappato alla geografia del Potere, cercando di annichilire qualunque tentativo di rompere con la miseria esistenziale che caratterizza il contesto lucano, normalizzando e svuotando uno spazio che è divenuto punto d’incontro basato sull’eterogeneità e sulla creazione di momenti liberi dal Capitale.

Esprimiamo la nostra piena solidarietà e vicinanza al CSOA Ex Coni “Anzacresa; non un centimetro di spazio al Potere, per l’autogestione, per la creazione di forme di vita radicali!

Contro il fascismo, contro ogni autorità!

“Il fascismo è una cancrena sociale e morale che nell’ultimo periodo sta sempre più appestando i nostri territori. Mentre assistiamo all’uso  strumentale di tristi eventi accaduti in Basilicata, per propagare odio  e rivendicare una cultura reazionaria, l’eco della loro retorica si fa spazio anche nella popolazione con episodi che hanno come obiettivo il colpire l’ultim* e l’emarginat*. I gruppuscoli protagonisti di certe manifestazioni, cercano sempre più d’inserirsi in diversi contesti per riuscire a strappare del consenso: nelle lotte alla devastazione ambientale, negli ambienti studenteschi, fino a giornate caratterizzate da rituali tramite i quali cercano di far diventare martiri, loschi
individui come gerarchi, assassini e militanti di destra. La loro guerra volta tutta sul piano retorico, appropriandosi di un gergo a tratti rivoluzionario, ha il fine di incoraggiare quella lotta tra poveri in nome di una chiamata alla “trincea” (andando a ricalcare l’uso di un linguaggio stile ventennio) per la difesa della propria comunità. Dall’altro lato la sinistra istituzionale e non, continua a promuovere la pacificazione sociale; voltando le spalle a tutto ciò e seguendo il dogma della libertà d’espressione e d’opinione illimitata, lasciandogli ampi margini d’azione. Inoltre, è proprio essa che mette in pratica ciò che per i fasci rimane mera ideologia, creando lager, ghetti, sfruttando a ritmi sfrenati lavoratori migranti e non e militarizzando i territori. Nell’intimo valzer tra queste forze, dove l’una si mescola con l’altra, spinte da un amplesso ideologico, cade la loro maschera fatta di (in)umanità, lasciando intravedere il ghigno della morte. Infatti mentre si continua a prorogare l’idea di una lotta all’ultimo sangue tra i più poveri, quella che ne trae vantaggio è la sola classe dominante, che spalanca le porte a multinazionali, turisti e consumatori di suolo, spingendo sempre più fette della popolazione locale ad abbandonare  i luoghi dove vivono o a dover stravolgere la propria vita quotidiana a causa della devastazione ambientale e della gentrificazione che sta seguendo alla “rivalorizzazione” della Basilicata come territorio da sfruttare.Guardandoci attorno non notiamo altro che miseria, morte e sopraffazione, dove ognuno recita a memoria il ruolo impostogli/le dall’alto, accennando al massimo un timido rivendicazionismo riformista e seguendo tali gruppetti. I soggetti che li formano e che oggi si ergono ad alternativa al potere istituzionale, sono gli stessi che hanno affiancato i diversi partiti di turno e che hanno posto le fondamenta sulle quali si basa la situazione che viviamo giorno dopo giorno. Bisognerebbe quindi, ripartire dalle nostre esistenze per rompere con lo schifo che ci attanaglia, nella perpetua creazione di linguaggi, spazi, utopie ed immaginari, facendo propri metodi di attacco contro qualunque individuo e gruppuscolo guidato solo dalla propria fame di potere e da logiche egemoniche, con il fine di non cambiare solo bandiera alla classe dirigente o averne una di natura autoctona, ma di distruggere il Potere.

Contro il fascismo, contro ogni forma di potere; per l’autogestione delle nostre vite e la liberazione totale!

Potenza Hardcore Festival

La scelta di auto-organizzare un fest hardcore in Basilicata, nasce dall’esigenza di affermare anche nei nostri territori una presenza, un modello di organizzazione spontanea e non verticistica e un’etica differente, non reintegrabile nelle logiche della mercificazione e del dominio imperante anche nell’ambito musicale.

Dopo qualche anno ci siamo riusciti, anche se non è detta l’ultima parola. Tale fest per noi rappresenta un modo altro di rapportarsi alla quotidianità e ai nostri spazi, riappropriandocene dal basso e portando con la forma-musica contenuti conflittuali e di sovversione delle dinamiche dominanti.

L’esser riusciti con l’aiuto di divers* amic* e persone a noi affini a tirar su questa giornata vuol dire molto, e proseguiremo nella sua organizzazione con l’auspicio che possa essere solo l’inizio di un lungo percorso teso a costruire relazioni e una comunità che condivide nella propria eterogeneità le medesime prospettive.

La giornata sarà arricchita da assemblee, distro, cena vegan con cibo locale autoprodotto, scale (per gli stage diving e ladder match stile WWE più ignoranti), piscina, super liquidator,materassini,animali gonfiabili,sputafuoco e spazio camping nel bel mezzo della campagna e degli ulivi lucani.
Birra a volontà all grain dai punx per i punx, alcolici DIY e sangriapunx.

-Dalle 17
Assemblea sulla situazione in Basilicata e sul contributo che abbiamo apportato fino ad oggi:

-segue cena vegan,a breve il menù

-Dalle 20 in poi si esibiranno per i nostri palati da pastori:

– Loscos’ Brigade (Trash Core from Salento)
https://loscosbrigade.bandcamp.com/releases

– XMysseriX (rumore e innocenza di Michele misseri da Taranto) :
https://xmysserixgrindx.bandcamp.com/

– Gli Altri (Post-hc e urla da Savona):
https://glialtri.bandcamp.com/

– Afasia (Messina HC senza fronzili) :
https://www.youtube.com/watch?v=pLqweuFxa1I&t=427s

– Mashed Potato (nuovissime leve Taranto HC):
https://www.youtube.com/watch?v=pLqweuFxa1I&t=427s

– Shameless (senza vergogna Cosenza HC):
https://shamelesshc.bandcamp.com/

– La Macabra Moka (alt-rock post rock e tupatupa da Cuneo):
https://lamacabramoka.bandcamp.com/

– Parzialmente Skremati (Punk’n frutta fresca e casini contro la capitale della cul-tura da Matera):
https://parzialmenteskremati.bandcamp.com/releases

– Shilli & Nobridge (Rap hc testi pesi da Messina):
https://akamu.bandcamp.com/

– A seguire Idiot Game – Live set – TeknoJonicResistence
https://soundcloud.com/idiot_game

…e ovviamente discotrash

Orari per niente reali. Porta il cane e porta pure la distro. Porta quello che vorresti trovare.

No fasci no amici di fasci no sbirri no macho no vetro

PER INDICAZIONI: potenzahardcore@tracciabi.li

 

 

 

§§§ PRATICHE DI RIVOLTE MUSICALI, ovvero sul perché finire un festival punk hc con della amarissima tekno music §§§

Si campiona e si rimescola psichedelia di vecchia matrice, punk, industrial, cultura del sound system, hip hop, azione dinamica e nomade sul territorio, occupazione e liberazione degli spazi, autogestione, ricerca rinnovata sugli stati alterati di coscienza, sperimentazione sonora. Da tutto questo viene fuori il free party, raduni di individualità unite nel desiderio di sfuggire all’esistente, per una manciata di ore, con la pratica dell’azione diretta e dell’autodeterminazione dei corpi e delle menti attraverso un’esagerazione dello sconvolgimento dell’ordine sociale. La musica tekno e la pratica delle feste libertarie, hanno molti elementi comuni con il punk più puro. Dalla rottura con tutto ciò che era definito convenzionale, la metrica veloce e i suoni distorti, fino ad abbracciare l’etica classica della contro cultura anarco-punk, quel DO IT YOURSELF che respinge la distribuzione musicale capitalista a vantaggio delle etichette indipendenti per un più egalitario accesso alle sonorità diffuse. Il punk è sempre stato visto come qualcosa di “marcio” rispetto al filone musicale da cui si emancipava, il rock. Negli anni ’70 questo diventava incapace di esprimere la visione del mondo delle generazioni più giovani, che rifiutano le convenzioni e ricercano l’immediatezza. Il punk è infatti veloce, caratterizzato da accordi semplici che si susseguono rapidi, è una reazione all’intellettualismo dominante, alle ingiustizie sociali, alla necessità di ritagliarsi degli spazi. Sarà da questa attitudine, anticonformista e dedita al rumore come forma di ribellione che nuove istanze di conflitto prenderanno forma. La tekno music appare sovversiva rispetto a tutto quello che c’era prima. Una traccia tradizionale ha una sua precisa ed inquadrata struttura: un inizio ed una fine ben marcati, una base ritmica di fondo che serve ad accompagnare una linea melodica in primo piano ed anche da articolazioni sintattiche che corrispondono alle strofe, ritornelli, riff…La tekno è totalmente sprovvista di questo dualismo melodia/accompagnamento, di strutture formali codificate e del concetto di inizio e fine. E’ costituita da piste sonore che si ripetono, si sovrappongono, appaiono e scompaiono liberamente. La tecnologia rappresenta il medium creativo, capacità di dare mille forme comunicative al proprio sentire. A livello ideologico e comunicativo, è centrale nella contro cultura tekno la pratica dell’autoproduzione e dello scambio, intesi come mezzi per inserire un elemento di disturbo nel music business: infettare la società e diffondere espressioni antagoniste e di dissenso! Pur non professando sempre ideali politici e spesso arrivando ad assumere la dimensione di luogo anti-politico, il movimento techno-libertario abbraccia tutte le pratiche tipiche del pensiero anarchico: nell’ autogestione degli spazi, nell’occupazione di luoghi abbandonati o proprietà private, nel sabotaggio dell’industria del divertimentificio, della grande distribuzione musicale e del diritto d’autore. Il riciclaggio assume carattere politico nel momento in cui, attraverso il campionamento, va a rompere i tetti legislativo-repressivi della proprietà del suono. Il rave è attacco al copyright. Latrocinio sonoro, distorsione e recycle. I free party demistificano e valorizzano la trasgressione e si presentano come risposta politica all’età presente, pur non scontrandosi direttamente con lo Stato lo si contesta in tutte le sue sfaccettature attraverso gioiose, sfrenate e caotiche guerriglie indirette!
DISTRUGGIAMO IL TEMPO ATTRAVERSO LO SPAZIO, IL FUTURO NON è AUSPICABILE, CI RIPRENDIAMO IL PRESENTE, QUI ED ORA!
-TJR FUCK THE SYSTEM-

Storia di un ipad che sognava la rivoluzione

 

 

Sabato 14 gennaio all’Unibas di Potenza durante lo svolgimento di un’iniziativa sul Kurdistan, vi è stata una contestazione a Speranza lì presente in veste di relatore. Tale criticità è stata fatta presente da un intervento con conseguente volantinaggio da parte dei/lle compagn* di Potenza, e successivamente da un ipad che si è librato in aria. A seguito di ciò apprendiamo che a Rionero in Vulture sono apparse alcune scritte contro il PD, ove si evidenzia la propria responsabilità politica nella morte di Alì Muse a causa della gestione securitaria e ghettizzante dei/lle migrant* presenti sul nostro territorio. A seguito di ciò è scattato l’allarme del segretario provinciale del PD di Potenza, Molinari, il quale in toni allarmistici e quasi complottistici che rasentano il delirio, si legge che i due gesti sarebbero legati tra di essi e il livello repressi… securitario andrebbe alzato contro gesti d'”intolleranza” e “inciviltà” che denigrano l'”onorabilità” dei poveri esponenti del PD. Insomma tale narrazione la conosciamo, dove vi prende piede uno scambio di ruoli atto a far diventare l’oppresso l’oppressore e viceversa. Infatti nonostante il tentativo di rinnovamento della verginità politica del PD – soprattutto locale – e le lacrime da coccodrillo della sinistra buonista fattosi scudo contro i violenti sabotaggi verso “la dialettica democratica, la libertà” et cetera, conosciamo i veri colpevoli di questo clima di rabbia che attraversa il contesto lucano. La lente attraverso cui si leggono tali eventi è quella dei media che va ricucendo sui/lle nostr* compagn* il vestito dell’antagonista, il cattivo par excellence che corrompe la purezza democratica vigente in Basilicata (al riguardo basta leggere le accuse mosse ai danni del collettivo autorganizzato del Vulture Rise Up, che sono stati definiti “squadristi del web”). Una domanda ci sorge spontanea: dov’è finito quel coro degli “indignados di Capodanno” che contestavano la scelta di fare della Basilicata un palcoscenico a cielo aperto nel quale far confluire gli interessi dei petrolieri, delle compagnie televisive e di altri imprenditori-vampiri pronti a succhiare la vita ai/lle lucan* ed espropriare i nostri luoghi delle loro risorse a danno della Terra e degli animali-non umani? Ricordiamo che il PD è il medesimo partito che vorrebbe riaprire un Cie in Basilicata dopo che fu chiuso nel 2011 e che ora grazie al piano di gestione migratoria – un mix di razzismo istituzionalizzato e xenofobia – del ministro Minniti rivedrà la luce; lo stesso partito che piagnucola con i sinistrorsi borghesi per tale gesto ma tollera – o quasi coccola – i fascisti locali. Le sue responsabilità politiche sono chiare e noi rifiutiamo il modello di Basilicata che vorrebbero calarci dall’alto, ove a pagare saremo sempre noi ultim*. Se è questo il modello di democrazia che tanto si vuole difendere, ci ritroverete sulle barricate pronti a lottare contro una politica di morte per riaffermare l’autodeterminazione delle nostre vite. Solidarietà ai/lle compagn* colpit* dalla repressione, solidarietà a chi continua a lottare! 10 100 1000 ipad contro l’autorità!