“L’anno che verrà…” e il Capodanno dell’esproprio

La grafica decisamente trash è voluta (per rispettare i canoni della qualità dello spettacolo Rai), ringraziamo (Evil)Papaleo per essersi prestato come volto della spettacolarizzazione della Basilicata

“Ah! Ah! È Capodanno! […] Bisogna che si rida! Bisogna che ci si diverta. Che tutti i volti assumano un atteggiamento di festa. Che tutte le labbra lascino sfuggire i migliori auguri. Che su tutte le facce si disegni il ghigno della gioia. È il giorno della menzogna ufficiale, dell’ipocrisia sociale, della carità farisaica. È il giorno dell’imbroglio e del falso, è il giorno dell’apparenza e del convenuto. I volti si illuminano e le case si rischiarano! E lo stomaco è nero e la casa è vuota. Tutto è apparato, tutto è apparenza, tutto è artificiale, tutto è inganno! La mano che stringe la vostra è un artiglio o una zampa. Il sorriso che vi accoglie è un ghigno o una smorfia. L’augurio che vi riceve è una bestemmia o una beffa. Nella voracità degli appetiti, è l’armistizio, è la tregua. Nell’avido scempio delle battaglie, è Capodanno.”

Così recitava uno scritto dell’anarchico Albert Libertad apparso sul giornale L’anarchie nel dicembre del 1906. Ebbene, ad un secolo ed un decennio di distanza , tale contesto fatto di rassegnazione e ipocrisia si ripete anche nella microscopica regione Basilicata. Infatti per il secondo anno la Rai porterà caritetavolmente il proprio carrozzone diroccato in Lucania: dopo Matera, ora tocca a Potenza (e già si parla di Venosa per l’anno venturo). Lo Spettacolo fa il proprio ingresso trionfante nella misera Basilicata, portando consenso e pacificazione sociale, e via di figure-vedette, di giullari di corte e lacché, pronti a divertire e a far distrarre per una serata il pubblico dalle proprie miserie quotidiane! Le istituzioni si fregano le mani e parlano di “grande scommessa”, “una sfida per il futuro della regione” mentre aprono le porte al perpetuo esproprio del territorio, posto sull’altare a mo’ di sacrificio per il grande Moloch del Capitale. A tale teatrino farà da cornice una militarizzazione senza precedenti, ove tutte le forze dell’ordine saranno disposte in funzione securitaria in un centro blindato, dove alla parata militare prenderanno parte anche tiratori scelti sui tetti come risposta al dilagare della paranoia terroristica. Insomma, più che un Capodanno si preannuncia una carnevalata ove il grottesco, il paradosso e la beffa la fanno da padrone. Al diavolo le rivolte, al diavolo i problemi quotidiani che siamo costretti ad affrontare quotidianamente, al diavolo questa dannata crisi che ci riduce a combattere per un tozzo di pane ammuffito sbranandoci gli uni con gli altri! Per una sera la magia della Rai, dissiperà quel velo di disperazione e povertà che attraversa il contesto lucano. Ebbri d’immagini e di retorica, ci si lascerà andare al sacrosanto diritto di divertirsi! Nel frattempo qualsiasi contestazione sopisce sotto i colpi dei media, dove il manganello e il fucile prendono il posto dei botti, alternandosi ai visi artificiali dei personaggi televisivi. Così il Capitale allarga i propri schifosi tentacoli sulla preda-Basilicata, depredandola, soffocandola e uccidendola nella sua morsa mortale. Appaiono sempre più lontane le lotte contro la morte istituzionalizzata perpetuata attraverso inceneritori, discariche, trivellazioni, disboscamenti, quartieri-ghetto circondati da zone industriali o costruite con l’amianto. La Lucania ormai è divenuta un palcoscenico a cielo aperto, ove attoruncoli in giacca e cravatta si alternano nel loro gioco di opportunismo, esproprio ed arricchimento ai danni degli/lle ultim*. Una vetrina da mettere a nuovo, un luogo da riscoprire e dove prenderà il via il riscatto di tutto il Mezzogiorno, ecco la concezione di Basilicata che hanno i benevoli investitori pregni d’umanitarismo pronti a prendersi la propria fetta della succosa novità messa sul banco dall’alto. Nel mentre una visione pericolosamente identarista e campanilista si fa largo nella retorica istituzionale, riprendendo quello stesso linguaggio tanto caro ai fasci autoctoni con i quali ahinoi dividiamo (ancora) la stessa aria, e già quatta quatta la Shell ne approfitta per richiedere altre concessioni petrolifere. Quindi car* cittadin* stasera riempitevi il fegato di alcool, abbuffatevi al banchetto della miseria umana, finché sarete in tempo, perché domani una volta che la farsa sarà finita e il sipario sarà abbassato non rimarrà che il volto sghignazzante della morte.

“Facciamo un Capodanno in cui non si faranno voti e auguri bugiardi, ma in cui, al contrario, si getterà il proprio pensiero in faccia a tutti. In questo giorno, gli uomini comprenderanno che non è possibile vivere in una simile atmosfera di conflitto e di rivalità. Cercheranno di vivere in un altro modo. Vorranno conoscere le idee, le cose e gli uomini che impediscono loro di essere più felici.
La Proprietà, la Patria, gli Dei, l’Onore rischieranno di essere scaraventati nella fogna assieme a coloro che vivono di questi fetori.
E sarà universale questo augurio che sembra così minaccioso e che eppure è traboccante di dolcezza:
che crepi il vecchio mondo!

Note: circa il contesto lucano e le dinamiche che lo riguardano ne abbiamo già parlato in un volantino che potrete trovare qui.